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52 ATTO SECONDO


si dichiara. Il partito è buono, e se volete che se ne parli, e che si tratti, fate a buon conto che non si veda questa mostruosità, che una figliuola abbia da comandar più del padre.

Filippo. Ma ella in ciò non ne ha parte alcuna. Sono stato io che l’ho invitato a venire.

Fulgenzio. Tanto meglio. Licenziatelo.

Filippo. Tanto peggio; non so come licenziarlo.

Fulgenzio. Siete uomo, o che cosa siete?

Filippo. Quando si tratta di far malegrazie, io non so come fare.

Fulgenzio. Badate che non facciano a voi delle malegrazie che puzzino.

Filippo. Orsù, bisognerà ch’io lo faccia.

Fulgenzio. Fatelo, che ve ne chiamerete contento.

Filippo. Potreste ben farmi la confidenza di dirmi chi sia l’amico che aspira alla mia figliuola.

Fulgenzio. Per ora non posso, compatitemi. Deggio andare per un affare di premura.

Filippo. Accomodatevi, come vi pare.

Fulgenzio. Scusatemi della libertà che mi ho preso.

Filippo. Anzi vi ho tutta l’obbligazione.

Fulgenzio. A buon rivederci.

Filippo. Mi raccomando alla grazia vostra.

Fulgenzio. (Credo di aver ben servito il signor Leonardo. Ma ho inteso di servire alla verità, alla ragione, all’interesse e al decoro dell’amico Filippo). (parte)

SCENA X.

Filippo, poi Giacinta.

Filippo. Fulgenzio mi ha dette delle verità irrefragabili, e non sono si sciocco ch’io non le conosca, e non le abbia conociute anche prima d’ora. Ma non so che dire, il mondo ha un certo incantesimo, che fa fare di quelle cose che non si vorrebbono fare. Dove però si tratta di dar nell’occhio, bi-