Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1914, XIX.djvu/59


LE SMANIE PER LA VILLEGGIATURA 51


Filippo. E vi è mia sorella, donna attempata...

Fulgenzio. E vi sono delle vecchie più pazze assai delle giovani.

Filippo. Era venuto anche a me qualche dubbio su tal proposito, ma ho pensato poi, che tanti altri si conducono nella stessa maniera...

Fulgenzio. Caro amico, de’ casi ne avete mai veduti a succedere? Tutti quelli che si conducono come voi dite, si sono poi trovati della loro condotta contenti?

Filippo. Per dire la verità, chi sì e chi no.

Fulgenzio. E voi siete sicuro del sì? Non potete dubitare del no?

Filippo. Voi mi mettete delle pulci nel capo. Non veggo l’ora di liberarmi di questa figlia. Caro amico, e chi è quegli che dite voi, che la vorrebbe in consorte?

Fulgenzio. Per ora non posso dirvelo.

Filippo. Ma perchè?

Fulgenzio. Perchè per ora non vuol essere nominato. Regolatevi diversamente, e si spiegherà.

Filippo. E che cosa dovrei fare? Tralasciar d’andare in campagna? È impossibile; son troppo avvezzo.

Fulgenzio. Che bisogno c’è, che vi conduciate la figlia?

Filippo. Cospetto di bacco! se non la conducessi, ci sarebbe il diavolo in casa.

Fulgenzio. Vostra figlia dunque può dire anch’ella la sua ragione.

Filippo. L’ha sempre detta.

Fulgenzio. E di chi è la colpa?

Filippo. È mia, lo confesso, la colpa è mia. Ma son di buon cuore.

Fulgenzio. Il troppo buon cuore del padre fa essere di cattivo cuore le figlie.

Filippo. E che vi ho da fare presentemente?

Fulgenzio. Un poco di buona regola. Se non in tutto, in parte. Staccatele dal fianco la gioventù.

Filippo. Se sapessi come fare a liberarmi dal signor Guglielmo!

Fulgenzio. Alle corte: questo signor Guglielmo vuol essere il suo malanno. Per causa sua il galantuomo che la vorrebbe, non