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LE SMANIE PER LA VILLEGGIATURA | 49 |
SCENA IX.
Filippo, poi Fulgenzio.
Filippo. Gran cosa di queste ragazze! Quel giorno che hanno d’andar in campagna, non sanno quel che si facciano, non sanno quel che si dicano, sono fuori di lor medesime.
Fulgenzio. Buon giorno, signor Filippo.
Filippo. Riverisco il mio carissimo signor Fulgenzio. Che buon vento vi conduce da queste parti?
Fulgenzio. La buona amicizia, il desiderio di rivedervi prima che andiate in villa, e di potervi dare il buon viaggio.
Filippo. Son obbligato al vostro amore, alla vostra cordialità, e mi fareste una gran finezza, se vi compiaceste di venir con me.
Fulgenzio. No, caro amico, vi ringrazio. Sono stato in campagna alla raccolta del grano, ci sono stato alla semina, sono tornato per le biade minute, e ci anderò per il vino. Ma son solito di andar solo, e di starvi quanto esigono i miei interessi, e non più.
Filippo. Circa agi’interessi della campagna, poco più, poco meno, ci abbado anch’io, ma solo non ci posso stare. Amo la compagnia, ed ho piacere nel tempo medesimo di agire, e di divertirmi.
Fulgenzio. Benissimo, ottimamente. Dee ciascuno operare secondo la sua inclinazione. Io amo star solo, ma non disapprovo chi ama la compagnia. Quando però la compagnia sia buona, sia conveniente, e non dia occasione al mondo di mormorare.
Filippo. Me lo dite in certa maniera, signor Fulgenzio, che pare abbiate intenzione di dare a me delle staffilate.
Fulgenzio. Caro amico, noi siamo amici da tanti anni. Sapete se vi ho sempre amato, se nelle occasioni vi ho dati dei segni di cordialità.
Filippo. Sì, me ne ricordo, e ve ne sarò grato fino ch’io viva. Quando ho avuto bisogno di denari, me ne avete sempre somministrato senz’alcuna difficoltà. Ve li ho per altro restituiti,