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48 | ATTO SECONDO |
Filippo. Chi c’è in sala?
Brigida. C’è gente.
Filippo. Guarda un poco.
Brigida. È il signor Fulgenzio. (dopo averlo osservato)
Filippo. Domanda di me forse?
Brigida. Probabilmente.
Filippo. Va a veder cosa vuole.
Brigida. Subito. Chi sa che non sia un altro ospite rispettoso, che venga ad esibirvi la sua umile servitù in campagna?
Filippo. Padrone. Mi farebbe piacere. Con lui ho delle obbligazioni non poche, e poi in campagna io non ricuso nessuno.
Brigida. Non ci dubitate, signore, non vi mancherà compagnia. Dove e’è miglio, gli uccelli volano, e dove e’è buona tavola, gli scrocchi fioccano. (parte)
SCENA VIII.
Filippo, poi Giacinta.
Giacinta. A quest’ora, signore, vi potrebbero risparmiare le seccature. Vien tardi, a ventun’ora si ha da partire. Mi ho da vestir da viaggio da capo a piedi, e abbiamo ancora da desinare.
Filippo. Ma io ho da sentire che cosa vuole il signor Fulgenzio.
Giacinta. Fategli dire che avete che fare, che avete premura, che non potete....
Filippo. Voi non sapete quello che vi diciate, ho con lui delle obbligazioni, non lo deggio trattare villanamente.
Giacinta. Spicciatevi presto dunque.
Filippo. Più presto che si potrà.
Giacinta. È un seccatore, non finirà sì presto.
Filippo. Eccolo che viene.
Giacinta. Vado, vado. (Non lo posso soffrire. Ogni volta che viene qui, ha sempre qualche cosa da dire sul vivere, sull’economia, sul costume. Vo’ un po’ star a sentire, se dice qualche cosa di me). (parte)