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LE SMANIE PER LA VILLEGGIATURA 43


Leonardo. Io non voglio che le parliate.

Vittoria. Non le parlerò, non le parlerò. So corbellare senza parlare.

SCENA IV.

Ferdinando, da viaggio, e detti.

Ferdinando. Eccomi qui, eccomi lesto, eccomi preparato pel viaggio.

Vittoria. Oh! sì, avete fatto bene ad anticipare.

Leonardo. Caro amico, mi dispiace infinitamente, ma sappiate che per un mio premuroso affare, per oggi non parto più.

Ferdinando. Oh cospetto di bacco! Quando partirete? Domani?

Leonardo. Non so, può essere che differisca per qualche giorno, e può anche essere, che per quest’anno i miei interessi m’impediscano di villeggiare.

Ferdinando. (Povero diavolo! Sarà per mancanza di calor naturale).

Vittoria. (Quando ci penso, per altro, mi vengono i sudori freddi).

Leonardo. Voi potrete andare col conte Anselmo.

Ferdinando. Eh! a me non mancano villeggiature. Il conte Anselmo l’ho licenziato; fo il mio conto, che andrò col signor Filippo e colla signora Giacinta.

Vittoria. Oh! la signora Giacinta per quest’anno potrebbe anch’ella morir colla voglia in corpo.

Ferdinando. Io vengo di là in questo punto, e ho veduto che sono in ordine per partire, ed ho sentito che hanno mandato a ordinare i cavalli per ventun’ora.

Vittoria. Sente, signor Leonardo?

Leonardo. (Il signor Fulgenzio non avrà ancora parlato al signor Filippo).

Ferdinando. Eh, in quella casa non tremano. Il signor Filippo si tratta da gran signore, e non ha impicci in Livorno, che gl’impediscano la sua magnifica villeggiatura.

Vittoria. Sente, signor Leonardo?

Leonardo. Sento, sento, ed ho sentito ed ho sofferto abbastanza. Mi è noto il vostro stile satirico. In casa mia, in città e fuori,