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38 ATTO SECONDO


Vittoria. No, per dir la verità, è riuscito bellissimo. Mi sta bene, è un abito di buon gusto, che forse forse farà la prima figura, e farà crepar qualcheduno d’invidia.

Paolo. E perchè dunque è sdegnata col sarto?

Vittoria. Perchè mi ha fatto un’impertinenza. Ha voluto i danari subito per la stoffa e per la fattura.

Paolo. Perdoni, non mi par che abbia gran torto. Mi ha detto più volte che ha un conto lungo, e che voleva esser saldato.

Vittoria. E bene, doveva aggiungere alla lunga polizza anche questo conto, e sarebbe stato pagato di tutto.

Paolo. E quando sarebbe stato pagato?

Vittoria. Al ritorno della villeggiatura.

Paolo. Crede ella di ritornar di campagna con dei quattrini?

Vittoria. È facilissimo. In campagna si gioca. Io sono piuttosto fortunata nel gioco, e probabilmente l’avrei pagato senza sagrificare quel poco che mio fratello mi passa per il mio vestito.

Paolo. A buon conto quest’abito è pagato, e non ci ha più da pensare.

Vittoria. Sì, ma sono restata senza quattrini.

Paolo. Che importa? Ella non ne ha per ora da spendere.

Vittoria. E come ho da far a giocare?

Paolo. Ai giochetti si può perder poco.

Vittoria. Oh! io non gioco a giochetti. Non ci ho piacere, non vo’ applicare. In città gioco qualche volta per compiacenza; ma in campagna il mio divertimento, la mia passione è il faraone.

Paolo. Per quest’anno le converrà aver pazienza.

Vittoria. Oh, questo poi no. Vo’ giocare, perchè mi piace giocare, perchè ho bisogno di vincere, ed è necessario che io giochi, per non far dir di me la conversazione. In ogni caso io mi fido, io mi comprometto di voi.

Paolo. Di me?

Vittoria. Sì, di voi. Sarebbe gran cosa che mi anticipaste qualche danaro, a conto del mio vestiario dell’anno venturo?

Paolo. Perdoni. Mi pare che ella lo abbia intaccato della metà almeno.