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IL BUON COMPATRIOTTO | 387 |
SCENA XIII.
Rosina, Traccagnino e detti.
Traccagnino. (Presenta Rosina a Brighella.)
Leandro. (Oh cieli! La Contessina! Mi dispiace che vi si trovi Brighella).
Rosina. (Xe qua sior Leandro, me despiase che no ghe posso discorrer con libertà).
Brighella. Patrona reverita.
Rosina. Vi saluto quel giovine.
Brighella. (Vi saluto quel giovine? Questo no xe parlar bergamasco). Disè, camerada, xela questa la patriota che m’avè ditto?
Traccagnino. (Dì sì, che è quella.)
Brighella. Mo come xela bergamasca, se la parla toscano?
Traccagnino. (Che sa parlare in tutt’i linguaggi.)
Brighella. (Ho capio; una dretta de ventiquattro carati). (da sè)
Rosina. (Disè). (a Traccagnino)
Traccagnino. (S’accosta a Rosina.)
Rosina. Cossa diselo quel galantomo?
Traccagnino.(Dice che è maravigliato ch’ella sappia parlar toscano.)
Rosina. (Gh’aveu conta tutto?)
Traccagnino. (Non tutto, ma qualche cosa.)
Rosina. No vorria che i me scoverzisse. (da sè)
Brighella. (Gran segreti! gran macchine! gran alzadure d’inzegno!)
Leandro. (Vorrei che se ne andasse Brighella).
Brighella. Sior Leandro, la cognosselo sta signora?
Leandro. Io no, non la conosco. (Non vo’ ch’ei sappia la nostr’amicizia).
Brighella. Dasseno, noi la cognosse?
Leandro. Se vi dico di no. (La Contessa ha giudizio, non vi è pericolo che mi faccia smentire). (da sè)
Rosina. (El fa ben, per far che sto servitor no sappia i nostri interessi). (da sè)