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IL BUON COMPATRIOTTO 373

Rosina. Se la cognosso? No vorlo? Son qua alozada anca mi.

Ridolfo. (Maladetta la mia disgrazia!) Quel giovine, siete più stato in Venezia? (a Traccagnino)

Traccagnino. (Risponde di no.)

Ridolfo. Come vi piace questa gran città?

Traccagnino. (Che non gli piace, perchè ha sempre paura di cascar in canale.)

Ridolfo. Oh che apprensione ridicola! (ridendo)

Rosina. La parla con mi, patron: che intenzion gh’ala? Mi son vegnua a Venezia per elo.

Ridolfo. Aspettate, aspettate un momento. Mi piace infinitamente questo vostro fratello. (Ma non son persuaso che le sia fratello).

Rosina. (Che el parla pur col fradello, el sentirà adessadesso quel che saverà dir la sorella).

Ridolfo. Che nome avete quel giovane? (a Traccagnino)

Traccagnino. (Dice chiamarsi Traccagnin Batocchio.)

Ridolfo. Batocchio! Avete nome Batocchio?

Traccagnino. (Che ha nome Traccagnino, e che Batocchio è il cognome.)

Ridolfo. Signora Rosina, come va cotest’imbroglio? Voi vi chiamate di cognome Argentini, ed ei si chiama Batocchio?

Rosina. Sior sì, semo de casa Arzentini, e a mio fradello i ghe dise de soranome Batocchio.

Traccagnino. (Dice non esser vero; che ella si chiama Argentini, e lui Batocchio, e che tant’e tanto sono fratelli, perchè la sua arma è un batocchio d’argento.)

Ridolfo. Ho capito benissimo. Son persuaso della ragione. Signora Argentini, signor Batocchio, signori fratelli, mi consolo seco loro infinitamente.

Traccagnino. (Fa i suoi complimenti, esibendosi ecc.)

Rosina. Sior Ridolfo, discorremo un pochetto de quel che preme.

Ridolfo. Che cosa avete da comandarmi?

Rosina. S’arecordelo cossa ch’el m’ha promesso?

Ridolfo. Siete anche voi bergamasco? (a Traccagnino)

Traccagnino. (Dice di s), e che se ne gloria, e che se ne vanta.)

Rosina. Orsù, se el fa el sordo, me farò sentir. (forte)