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LE SMANIE PER LA VILLEGGIATURA 29


Filippo. Andate dunque dal signor Leonardo, e ditegli che non s’impegni con altri per il posto che è destinato per voi.

Guglielmo. Non potreste farmi voi il piacere di mandar qualcheduno?

Filippo. I miei servitori sono tutti occupati. Scusatemi, non mi pare di darvi sì grande incomodo.

Guglielmo. Non dico diversamente. Aveva un certo picciolo affare. Basta, non occorr’altro. Anderò io ad avvisarlo. (Dica Leonardo quel che sa dire, prenda la cosa come gli pare, ci penso poco, e non ho soggezione di lui). Signor Filippo, a buon rivederci.

Filippo. Non vi fate aspettare.

Guglielmo. Sarò sollecito. Ho degli stimoli che mi faranno sollecitare, (parte)

SCENA X.

Filippo, poi Giacinta e Brigida.

Filippo. Or che ci penso. Non vorrei che mi criticassero, invitando un giovane a venir con noi, avendo una figliuola da maritare. Ma, diacine, è una cosa che in oggi si accostuma da tanti, perchè hanno da criticare me solo? Potrebbono anche dire del signor Leonardo, che viene con noi, e di me, che vado con sua sorella, che sono vecchio, è vero, ma non sono poi sì vecchio, che non potessero sospettare. Eh! al giorno d’oggi non vi è malizia. Pare che l’innocenza della campagna si comunichi ai cittadini. Non si usa in villa quel rigore che si pratica nelle città; e poi in casa mia so quanto mi posso compromettere; mia figlia è savia, è bene educata. Eccola, che tu sia benedetta!

Giacinta. Signor padre, mi favorisca altri sei zecchini.

Filippo. E per che fare, figliuola mia?

Giacinta. Per pagare la sopravveste di seta da portar per viaggio per ripararsi dalla polvere.

Filippo. (Poh! non si finisce mai). Ed è necessario che sia di seta?