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IL BUON COMPATRIOTTO | 347 |
che ha imparato un poco a leggere e scrivere, tanto per saper fare una ricevuta, e un poco di conti, per sapere quanto guadagnerà).
Rosina. Sappiè per altro, sior Traccagnin, che se volè che el cielo ve daga fortuna, bisogna che siè amoroso, che siè qualche volta caritatevole. No digo che buttè via el vostro, ma la carità no se perde mai, e se farè ben ai altri, gh’averè del ben anca vu.
Traccagnino. (Che sarà amoroso con tutti, quando non lo tocchino nella scarsella.)
Rosina. Se pol far del ben anca senza incomodar la scarsella.
Traccagnino. (Che senza incomodo della scarsella, farà tutto quello che potrà per il suo prossimo.)
Rosina. E specialmente bisogna, co se pol, far del ben ai so patrioti.
Traccagnino. (Che per i patriotti ha una tenerezza grandissima, e farà loro tutto il ben che potrà, quando non abbia da spendere un soldo.)
Rosina. E per le patriote sareu gnente compassionevole?
Traccagnino. (Anche per esse, quando non abbia da spendere.)
Rosina. Caro sior Traccagnin, mi son una vostra patriota, e gh’ho bisogno grandissimo della vostra assistenza.
Traccagnino. (Che la servirà per tutto, basta che non abbia da spendere.)
Rosina. Per grazia del cielo, per adesso gh’ho el mio bisogno; non intendo d’incomodarve d’un bezzo.
Traccagnino. (Che cosa voglia da lui.)
Rosina. Vede, sior Traccagnin, son sola. Gh’ho bisogno de un poca de compagnia. Vago a Venezia; sola faria una cattiva fegura, me basta che siè con mi, e che stè con mi fina che me riesce una certa cossa, per la qual ho fatto sto viazo.
Traccagnino. (Che starà con lei, ma circa le spese, ognuno penserà per se stesso. Che è galantuomo, che di quello di lei non ne vuole, ma non vi vuol giuntare del suo.)
Rosina. V’ho ditto che no gh’ho bisogno de gnente. Me basta d’aver un omo, d’aver un mio patrioto con mi, che in t’una occasion possa operar per mi, e aiutarme in t’una cossa che me preme quanto la mia vita medesima.
Traccagnino. (Che cosa sia che le preme tanto.)