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IL RITORNO DALLA VILLEGGIATURA 335

NOTA STORICA.

All’ultima parte della trilogia la citata Introduzione (vedi pagg. 87, 175), dopo augurato il buon viaggio e il buon ritorno a chi passava il novembre in campagna, dedica quest’ottava:

          «Nella terza Commedia allor noi pure
               Della Villa il Ritorno avrem studiato.
               E le genti da noi vengan sicure,
               Che nulla sopra lor fia caricato.
               Noi parlerem di tai Villeggiature,
               Accadute sovente in altro stato;
               Che lo scrittore al suo dovere intento
               Tratto assai di lontano ha l’argomento».

Il Ritorno fu recitato la prima volta la sera di sabato 28 novembre 1761 e la Gazzetta dei due dicembre [mercordì] ne diede questa notizia: «Sabbato scorso andò sulle scene del Teatro di San Luca una nuova commedia del Signor Dott. Goldoni, intitolata il Ritorno della Villeggiatura, e vi fu ricevuta colla solita approvazione del pubblico. Ella è una commedia quasi di seguito ad altre due, che la precedettero col medesimo titolo, e lascio di questa ancora parlarne meglio chi l’avrà veduta a quest’ora più d’una volta».

I nodi vengono al pettine. Leonardo, tornato in città, per isfuggire ai creditori che invadono la sua casa, deve uscire dalla «porticina segreta», scendere da una «scala oscura e precipitosa» e «allungare la strada il doppio per non passare dalle loro botteghe». Anche Filippo, in gravi strette, non ritrova l’usata giovialità. Avrebbe a sborsare ottomila scudi, la dote di Giacinta, ma non dispone, ahimè, neppure di «ottomila soldi»! Così l’unica ancora di salvezza dello sciagurato Leonardo sta per isfuggire. Chi temesse però di vedere suocero e genero in spe sprofondare nell’abisso scavato dalla loro prodigalità, mostrerebbe di non conoscere la sconfinata indulgenza di babbo Goldoni per i difetti, piccoli e grandi, delle sue creature. Ecco che il buon Fulgenzio, anche da lontano vigile tutore di questa gente spensierata, trova ingegnoso modo di rimediare a tutto....

Delle tre questa è per noi la commedia più forte e più viva. Maggior unità ha si la prima, ma il nocciolo suo è di così diafana entità che il pregio del lavoro di necessità ne soffre. Ben altro vigore drammatico deriva a questo Ritorno alle angustie di Leonardo, per entro alle quali la passione sempre accesa di Giacinta mette una simpatica nota di poesia. Non che il lavoro sia perfetto. Il terz’atto si trascina non poco, al solito, e vi mancano troppo, nella prima metà, l’interesse e il brio. Ne appar felice pensiero risolvere l’intreccio di ben tre commedie in casa d’un personaggio affatto episodico. Costanza anzi, la nipote sua e quello sciocco di Tognino dovevano, senza pregiudizio dell’opera, restarsene in villa a tener compagnia alla vecchia Sabina. Là dove resta pure il cameriere Paolo (e questo con grave rammarico di Brigida), benchè figuri ancora nell’elenco dei personaggi attivi. Le ultime scene d’insieme son