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IL RITORNO DALLA VILLEGGIATURA 329

Costanza. Me ne consolo.

Rosina. E che vivano le bellezze del signor Ferdinando.

Vittoria. Sicchè dunque cosa risolvete di fare?

Ferdinando. Un’eroica risoluzione. Prendo immediatamente la posta, e me ne vo’a consolare, a soccorrere la mia adorata.

Sabina. Servitor umilissimo di ior signori. (parte)

Vittoria. Si va a consolar colla donazione.

Costanza. Povera vecchia pazza!

Vittoria. Signor Guglielmo, dormite?

Guglielmo. Non signora.

Vittoria. Non ridete di queste cose?

Guglielmo. Non ho voglia di ridere.

Vittoria. (Oh che satiro!)

Rosina. Oh! eccoli: il congresso è finito.

Guglielmo. (Sono in ansietà di sapere). (s’alza)

Vittoria. Pare che ora vi risvegliate. (a Guglielmo)

Guglielmo. Credetemi, che non ho mai dormito. (tutti si alzano)

SCENA XII.

Giacinta, Filippo, Fulgenzio, Leonardo e detti.

Filippo. Siamo qui, scusateci, signora Costanza.

Costanza. Padrone, signor Filippo.

Vittoria. Che nuove abbiamo, signor fratello? (con caricatura)

Leonardo. Buonissime, signora sorella; domani di buon mattino partirò per Genova.

Vittoria. Per Genova?

Leonardo. Sì, signora.

Vittoria. Solo, o in compagnia?

Leonardo. In compagnia.

Vittoria. Con chi, se è lecito?...

Leonardo. Colla signora Giacinta.

Vittoria. M’immagino che prima vi sposerete.

Leonardo. Senz’alcun dubbio.

Vittoria. E noi, signor Guglielmo?