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IL RITORNO DALLA VILLEGGIATURA 319

Rosina. Eh! gli è un poco lungo, ma non vi è male.

Costanza. Eh! andatevi a levar quel vestito. Parete in veste da camera.

Tognino. Volete ch’io vada per città col giubbone da viaggio?

Costanza. E non avete il vostro abito consueto?

Tognino. Signora no.

Costanza. E che cosa ne avete fatto?

Tognino. L’ho dato al servitore acciò m’aiutasse a portar via questo a mio padre.

Costanza. Certo avete fatto un bel cambio!

Tognino. È bello, è gallonato. È un po’ lunghetto, ma non importa. Ah! non mi sta bene? Ah! cosa dite, Rosina? Ah!

Rosina. Bisognerebbe che ve lo faceste accomodare alla vita.

Tognino. Me lo farete accomodare, signora mia? (a Costanza)

Costanza. Zitto, malagrazia. Non mi dite zia; per ora non si ha da sapere che sia seguito fra di voi il matrimonio. Non lo dite a nessuno, e abbiate giudizio, e non vi fate scorgere.

Tognino. Oh! io non parlo.

Rosina. E bisognerà che pensiate a mettere il cervello a partito.

Tognino. Cosa vuol dire mettere il cervello a partito?

Rosina. Far giudizio, studiare, imparar bene la professione del medico.

Tognino. Oh! per istudiare, studierò quanto voi volete. Basta che non mi lasciate mancar da mangiare, che mi conduciate a spasso, che mi lasciate giocar a bazzica.

Costanza. Eh povero scimunito!

Tognino. Che cos’è questo scimunito?

Costanza. Se non avrete cervello...

Tognino. Io non voglio essere strapazzato...

Servitore. Signora... (a Costanza)

Tognino. Son maritato, e non voglio essere strapazzato.

Costanza. Zitto.

Rosina. Zitto.

Servitore. È maritato il signor Tognino?

Costanza. Egli non sa quello che si dica. E tu non entrare in quelle cose che non ti appartengono. (al servitore)