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IL RITORNO DALLA VILLEGGIATURA 305

Giacinta. Brigida, l’hai tu pigliata la lettera? (dolcemente)

Brigida. E se l’avessi pigliata, mi dareste voi delle bastonate?

Giacinta. No, cara, ti ringraziarci, ti benedirei, ti farei un regalo che ne resteresti contenta.

Brigida. (Io non so se mi possa fidare).

Giacinta. Brigida, l’hai tu presa? (dolcemente)

Brigida. Se devo dirvi la verità, dubitando ch’egli la desse a qualchedun altro, ho creduto meglio di prenderla.

Giacinta. Ah! dammela. Non mi far morire.

Brigida. Eccola. Ho fatto male a pigliarla?

Giacinta. No, che tu sia benedetta. Lasciala un po’ vedere.

Brigida. Tenete.

Giacinta. Oh cieli! Mi trema il core, mi trema la mano. Ah! che questa lettera potrebbe essere la mia rovina.

Brigida. Fate a modo mio, signora, abbruciatela, non la leggete.

Giacinta. Va via. Lasciami sola.

Brigida. Oh! no, compatitemi, non vi lascio sola.

Giacinta. Va via, dico, non m’inquietare. (sdegnata)

Brigida. Sì, signora, come comanda. (Eh! già il mio regalo ha da consistere in ingiurie, in rimproveri; già me l’aspetto). (parte)

SCENA XI.

Giacinta sola.

Non gli basta tormentarmi con delle visite, vuole ancora insolentire con lettere. Ma dica tutto quel che sa dire, è tutt’uno. La massima è già fissata. Gli risponderò in un modo che lo farà arrossire, che lo farà desistere e disperare. Se si è scordato ciò che ho avuto il coraggio di dirgli nel boschetto di Montenero, potrò, scrivendo, farglielo risovvenire. Veggiamo ciò ch’egli ha l’ardire di scrivermi. (apre la lettera e siede) Madamigella. Sono venuto questa mattina per riverirvi. Non mi è stato permesso. La cameriera vostra mi ha trattato alquanto villanamente... Brigida qualche volta è una ragazza arditissima, petulante. Perchè trattar male colle persone? S’io non