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IL RITORNO DALLA VILLEGGIATURA 301

Giacinta. Dove andate?

Ferdinando. Vo’ levarle l’incomodo.

Giacinta. Eh! via, non fate scene, restate qui. (allegra)

Vittoria. Povero galantuomo, l’avete malmenato un po’ troppo.

Giacinta. Eh! via, sedete qui. Ho scherzato, (lo fa sedere a forza) Povero signor Ferdinando, ve n’avete avuto per male?

Ferdinando. Signora, gli scherzi quando sono pungenti...

Giacinta. Oh! ecco, ecco mio padre. Ora la conversazione sarà compita. Così vecchio com’è, il cielo lo benedica, terrebbe in allegria mezzo mondo. È più allegro di me cento volte. (con allegria)

Vittoria. (Ma oggi Giacinta è in un’allegria stupenda), (piano a Guglielmo)

Guglielmo. (Sì, è vero). (piano a Vittoria) (Ed io credo ch’ella si maceri dal veleno. Ma se patisco io, patisca ella ancor qualche cosa). (da sè)

SCENA IX.

Filippo e detti, poi il Servitore.

Filippo. Servo di lor signori.

Vittoria. Benvenuto, signor Filippo.

Filippo. Sono venuti a pranzo con noi?

Vittoria. Oh! no, signore, per me sono venuta a fare il mio debito.

Giacinta. (Poteva far di meno di venir con colui).

Filippo. Se vogliono favorire, son padroni. Mi faranno piacere. Faremo conto di essere in villeggiatura.

Vittoria. Per parte mia vi ringrazio. Oggi aspetto visite, ed è necessario che mi trovi in casa.

Filippo. E che cos’è del signor Leonardo? (a Vittoria)

Vittoria. Sta bene. Non l’avete ancora veduto?

Filippo. Ancora non ci ha favorito, e ho volontà di vederlo. Suo zio è vivo, o morto?

Vittoria. È vivo, è vivo: è tornato indietro, non ha ancor volontà di morire.