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IL RITORNO DALLA VILLEGGIATURA 299

Giacinta. Via, seggano, favoriscano. Che novità ci sono in Livorno? (con allegria)

Vittoria. Io non ho sentito a dir niente di particolare.

Giacinta. Qui, qui il signor Ferdinando, che sa tutto, che gira per tutto, ci darà egli le novità del paese.

Ferdinando. Signora, io sono venuto stamattina con voi; che cosa volete ch’io sappia dirvi? Quando non sa qualche cosa il signor Guglielmo.

Guglielmo. Ci è una novità, ma qui non la posso dire.

Giacinta. Eh! diteci voi qualche cosa di allegro, (a Ferdinando, battendolo con forza nel braccio.)

Ferdinando. Ma io non so cosa dire.

Vittoria. Sentiamo, se non tutto, qualche cosa almeno di ciò che voleva dire il signor Guglielmo.

Giacinta. Voi, voi, raccontateci voi. (a Ferdinando, battendolo come sopra)

Brigida. (Ora scuote la macchina del signor Ferdinando).

Ferdinando. Signora, voi mi volete rompere questo braccio.

Giacinta. Poverino! povero delicatino! V’ho fatto male?

Guglielmo. Un poco di carità, signora, un poco di carità.

Giacinta. (Oh! che tu sia maladetto!) Ma quanto è grazioso questo signor Ferdinando! Mi fa ridere, mi fa crepar di ridere, e quando rido di cuore, mi manca il fiato.

Vittoria. Che vuol dire, signora Giacinta, che oggi siete sì allegra?

Giacinta. Non lo so nemmen io. Ho un brio, ho un’allegrezza di cuore, che non ho mai provata la simile.

Ferdinando. Ci deve essere il suo perchè.

Guglielmo. Sarà probabilmente perchè si avvicinano le sue nozze.

Giacinta. (Gli si possa seccar la lingua). Avete un gran bell’abito, Vittorina.

Vittoria. Eh! un abitino passabile.

Ferdinando. Principia anche in lei ad esservi qualche segnale di sposa.

Giacinta. L’avete fatto quest’anno?

Vittoria. Veramente è dell’anno passato.