Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1914, XIX.djvu/312

298 ATTO SECONDO


innamoratissima di Paolino, ch’ei mi ha dato speranza di sposarmi; ed ora è a Montenero per servizio del suo padrone, e non si sa quando possa tornare.

Giacinta. Eh! Brigida, questo tuo pensiere non è sì cattivo, nè può essere sì molesto, che tu abbia d’affaticarti per discacciarlo. Il partito non isconviene nè a te, nè a lui. Non ci vedo ostacoli al tuo matrimonio; basta che, senza chiudere la cellula dell’amore, tu apra quella della speranza.

Brigida. Per dir la verità, mi pare che tutte e due sieno ben aperte.

Servitore. Signora, vengono per riverirla la signora Vittoria, il signor Ferdinando ed il signor Guglielmo.

Giacinta. (Oimè!) Niente, niente, vengano. Son padroni.

Servitore. (Parte.)

Brigida. Eccoci al caso, signora padrona.

Giacinta. Sì, ho piacere di trovarmi nell’occasione.

Brigida. Si ricordi della lezione.

Giacinta. L’ho messa in pratica immediatamente. Appena volea molestarmi un pensier cattivo, l’ho subito discacciato pensando al signor Ferdinando, che è persona giocosa, che mi farà ridere infinitamente.

Brigida. Rida e scuota la macchina, e si diverta.

SCENA VIII.

Vittoria, Guglielmo, Ferdinando e le suddette.

Vittoria. Ben venuta, la mia cara Giacinta.

Giacinta. Ben trovata, ben trovata. Padroni. Presto, da sedere. (con grande allegria)

Ferdinando. Sta bene la signora Giacinta?

Giacinta. Bene, benissimo. Non sono mai stata meglio.

Guglielmo. Mi consolo di vederla star bene.

Giacinta. Grazie, grazie. Presto, le sedie. Date qui, una sedia qui. (prende una sedia con forza)

Brigida. (Ha bisogno di scuoter la macchina).