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294 | ATTO SECONDO |
tali uffizi. Siamo amici, siamo parenti. Il signor Leonardo? Oh! il signor Leonardo mi scusi, non ha da far con me queste ceremonie.
Fulgenzio. Se verrà da voi, l’accoglierete con buon amore?
Bernardino. E perchè non l’ho da ricevere con buon amore?
Fulgenzio. Se mi permettete dunque, lo farò venire.
Bernardino. Padrone, quando vuole; padrone.
Fulgenzio. Quand’è così, ora lo chiamo, e lo fo venire.
Bernardino. E dov’è il signor Leonardo?
Fulgenzio. E di là in sala, che aspetta.
Bernardino. In sala, che aspetta? (con qualche maraviglia)
Fulgenzio. Lo farò venire, se vi contentate.
Bernardino. Sì, padrone; fatelo venire.
Fulgenzio. (Sentendo lui, può essere che si muova. Per me mi è venuto a noia la parte mia). (parte)
SCENA VI.
Bernardino, poi Fulgenzio e Leonardo, poi Pasquale.
Bernardino. Ah, ah, il buon vecchio! se l’ha condotto con lui. Ha attaccato egli la breccia, e poi ha il corpo di riserva per invigorire l’assalto.
Fulgenzio. Ecco qui il signor Leonardo.
Leonardo. Deh! scusatemi, signor zio....
Bernardino. Oh! signor nipote, la riverisco; che fa ella? Sta bene? Che fa la sua signora sorella? Che fa la mia carissima nipotina? Si sono bene divertiti in campagna? Sono tornati con buona salute? Se la passano bene? Sì, via, me ne rallegro infinitamente.
Leonardo. Signore, io non merito di esser da voi ricevuto con tanto amore, quanto ne dimostrano le cortesi vostre parole; onde ho ragion di temere, che con eccessiva bontà vogliate mascherare i rimproveri che a me sono dovuti.
Bernardino. Che dite eh? Che bel talento che ha questo giovane? Che maniera di dire; che bel discorso! (a Fulgenzio)