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IL RITORNO DALLA VILLEGGIATURA | 291 |
Vittoria. Eccomi pronta, come vi piace.
Guglielmo. Amico, favorite la signora Vittoria. (a Ferdinando)
Ferdinando. Volete ch’io le dia braccio? (a Guglielmo)
Guglielmo. Sì, fateci quest’onore.
Vittoria. E perchè non lo fate voi? (a Guglielmo)
Guglielmo. So le mie convenienze, signora. Mi basta di non essere maltrattato.
Vittoria. Ma, io certamente....
Guglielmo. Signora, un poco più di rassegnazione: vi prego di lasciarvi servire.
Vittoria. Obbedisco. (Principio ad essere un po’ più contenta). (dà la mano a Ferdinando)
Ferdinando. (Per dire la verità, mi fanno fare certe figure.... basta; mi consolo che al pasto nuziale ci avrà da essere la mia posata). (parte con Vittoria)
Guglielmo. (Quanto mai ho dovuto fingere e faticare, per cogliere l’opportunità di rivedere Giacinta). (parte)
SCENA V.
Camera in casa di Bernardino.
Bernardino in veste da camera all’antica, e Pasquale servitore; poi Fulgenzio.
Bernardino. Chi è che mi vuole? Chi mi domanda? (a Pasquale)
Pasquale. È il signor Fulgenzio che desidera riverirla.
Bernardino. Padrone, padrone. Venga il signor Fulgenzio, padrone.
Fulgenzio. Riverisco il signor Bernardino.
Bernardino. Buon giorno, il mio caro amico. Che fate? State bene? È tanto che non vi vedo.
Fulgenzio. Grazie al cielo sto bene, quanto è permesso ad un uomo avanzato che principia a sentire gli acciacchi della vecchiaia.
Bernardino. Fate come fo io, non ci abbadate. Qualche male si ha da soffrire; ma chi non ci abbada, lo sente meno. Io