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288 ATTO SECONDO

Guglielmo. (Scusatemi. La visita sarà breve. Ho necessità di parlarvi). (a Ferdinando) (Giacchè ci ho da venire per mio malanno, la compagnia d’un terzo mi giova). (da sè)

Vittoria. (Hanno de’ gran segreti que’ due signori).

Ferdinando. M’inchino alla signora Vittoria.

Vittoria. Signore, che mai vuol dire ch’ella con tanta bontà mi frequenta le di lei grazie? (a Ferdinando)

Ferdinando. Sono qui in compagnia dell’amico.

Vittoria. Ha paura a venir solo il signor Guglielmo?

Guglielmo. Signora, scusatemi. Fin ch’io non ho l’onore di essere vostro sposo, parmi che il decoro vostro esiga questo rispetto.

Ferdinando. Ma, signori miei, quando si concludono le vostre nozze?

Vittoria. Quando piacerà al gentilissimo signor Guglielmo.

Guglielmo. Signora, sapete meglio di me che un matrimonio non si può concludere su due piedi.

Ferdinando. Avete fatta ancora la scritta?

Vittoria. Signor no, non ha ancora trovato il tempo per eseguire questa gran cosa che si fa in un momento, e che dovea esser fatta al nostro arrivo in Livorno.

Guglielmo. Non mi è ancora riuscito di poter avere il notaro.

Ferdinando. E che bisogno ci è di notaro? Tali scritture si fanno anche privatamente. Mi era esibito di servirvi io a Montenero; e lo posso far qui, se volete.

Vittoria. Se si contenta il signor Guglielmo.

Guglielmo. Per verità, il signor Leonardo mi ha incaricato di rintracciar il notaro. L’ho già veduto, e siamo in concerto ch’ei si ritrovi qui questa sera. Non mi pare che gli si abbia a fare una mala grazia, e che dalla mattina alla sera vi sia quest’estrema necessità per anticipare.

Vittoria. Via, via, quando si ha da far questa sera....

Ferdinando. Io credo che la signora Vittoria di già lo sapesse che si doveva in oggi sottoscrivere questa scritta.

Vittoria. Perchè credete voi ch’io il sapessi?