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286 ATTO SECONDO

Leonardo. È vero, non so negarlo: tutto quello che dite, è verissimo.

Fulgenzio. Venite dunque con me.

Leonardo. Sì, vengo, ma ci vengo malissimo volentieri, (in atto di partire.)

SCENA III.

Vittoria in abito di gala, e detti.

Vittoria. Una parola, signor Leonardo.

Leonardo. Ditela presto, ch’io non ho tempo da trattenermi.

Vittoria. Voleva dirvi se volevate venir con me dalla signora Giacinta.

Leonardo. Ci verrei volentieri, ma presentemente non posso. Andateci voi. Sappiatemi dire come sta, come vi riceve, come parla di me, e in quale disposizione si trovi rispetto cu nostri sponsali.

Vittoria. Voi non l’avete ancora veduta?

Leonardo. No, non l’ho potuta ancora vedere.

Fulgenzio. (Sollecitatevi, signor Leonardo).

Leonardo. Eccomi. (a Fulgenzio)

Vittoria. Caro fratello, se principiate a diminuire le attenzioni per lei, sapete com’ella è, vi resta pochissimo da sperare.

Leonardo. Signor Fulgenzio, mezz’ora prima o mezz’ora dopo, mi pare sia lo stesso.

Fulgenzio. (Vostro zio va a pranzo per tempo, e dopo pranzo è solito di dormire). (a Leonardo)

Leonardo. (Non perdiamo tempo dunque). (a Fulgenzio)

Vittoria. S’ella mi domanda di voi, s’ella si lamenta che non mostrate premura di rivederla, che cosa volete ch’io le dica per iscusarvi?

Leonardo. (Non si potrebbe differire a andar dallo zio dopo desinare?) (a Fulgenzio)

Fulgenzio. (Volete un’altra volta vedervi la casa piena di creditori?)