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IL RITORNO DALLA VILLEGGIATURA | 281 |
SCENA X.
Leonardo, poi il Servitore.
Leonardo. Sì, merito questo, e merito ancor di peggio. Dovea avvedermene prima d’ora, ch’ella non ha per me ne amore, nè stima, ne gratitudine. Sono perdute le mie attenzioni; è vana la mia speranza, e guai a me se io arrivassi a sposarla. Ho dunque da perderla? Ho da metterla in libertà, perchè poi con mio scorno, e con disonore della mia casa, si vegga ella sposar Guglielmo, e quell’indegno burlarsi di me e dell’impegno contratto con mia sorella? No, non lo sperino certamente. Saprò scordarmi di quest’ingrata, ma non soffrirò vilmente l’insulto. Troverò la maniera di vendicarmi. Mi vendicherò ad ogni costo. A costo di perdermi, di precipitarmi. Sono in disordine, è vero, ma ho tanto ancora da potermi prendere una soddisfazione. Vo’ far vedere al mondo che ho spirito, che ho sentimento d’onore. Sì, perfida, sì, amico traditore, mi vendicherò, me la pagherete.
Servitore. Signore, un di lei servo ha portata per lei questa lettera.
Leonardo. E dov’è costui?
Servitore. Mi ha domandato se ella e’era. Gli ho detto che sì. Mi ha dato la lettera, ed è partito.
Leonardo. Bene, bene. Non occorr’altro. (legge la lettera piano)
Servitore. (È molto in collera questo signore. Ma anche la padrona è furente. Sono andati in campagna con allegria, e sono tornati col diavolino pel capo). (parte)
SCENA XI.
Leonardo solo.
Povero me! Che sento! Che lettera è questa che mi scrive Paolino! Sequestrati i beni miei di campagna? Sequestrati i mobili del palazzino? Sino la biancheria, le posate e l’argenteria che mi fu prestata? Paolino medesimo arrestato in campagna per