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280 | ATTO PRIMO |
Guglielmo. Bene. Andrò ad avvisarlo.
Leonardo. Ma andate subito, se lo volete trovare in casa.
Guglielmo. Sì, vado subito. Vi prego di pormi a’ piedi della signora Giacinta; dirle ch’era venuto per un atto del mio rispetto. (Convien dissimulare. Non son contento s’io non le parlo ancora una volta). (parte)
SCENA IX.
Leonardo, poi Brigida.
Leonardo. Costui è d’un carattere che non arrivo ancora a comprendere. Mi dà motivo di sospettare, e poi mi fa talvolta pentire de’ miei sospetti. La premura ch’egli ha di veder Giacinta, pare un po’ caricata; ma se fosse reo di qualche indegna passione, non ardirebbe di parlar con me come parla, ed esibirsi ad accelerare il contratto con mia sorella.
Brigida. Signore, la mia padrona la riverisce, la ringrazia della sua attenzione, e la supplica di perdono se questa mattina non può ricevere le di lei grazie, perchè sta poco bene, ed ha bisogno di riposare.
Leonardo. È a letto la signora Giacinta?
Brigida. Non è a letto veramente, ma è sdraiata sul canapè. Le duole il capo, e non può sentire a parlare.
Leonardo. E non mi è permesso di vederla, di riverirla, e di sentire da lei medesima il suo incomodo?
Brigida. Così m’ha detto, e così le dico.
Leonardo. Bene. Ditele che mi dispiace il suo male, che ne prevedo la causa, e che dal canto mio cercherò di contribuire alla sua salute. (con isdegno)
Brigida. Signore, non pensasse mai....
Leonardo. Andate, e ditele quel che v’ho detto. (come sopra)
Brigida. (Ha ragione, per verità, ha ragione. E cieca affatto, e la sua gran virtù se n’è andata in fumo). (parte)