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LE SMANIE PER LA VILLEGGIATURA | 21 |
Leonardo. Il cielo vi conceda la grazia.
Vittoria. Che mi venga una malattia? (con isdegno)
Leonardo. No, che abbiate l’abito, e che siate contenta.
SCENA IV.
Berto e detti.
Berto. Signore, il signor Ferdinando desidera riverirla. (a Leonardo)
Leonardo. Venga, venga, è padrone.
Vittoria. Sentimi. Va immediatamente dal sarto, da monsieur de la Réjouissance, e digli che finisca subito il mio vestito, che lo voglio prima ch’io parta per la campagna, altrimenti me ne renderà conto, e non farà più il sarto in Livorno.
Berto. Sarà servita. (parte)
Leonardo. Via, acchetatevi, e non vi fate scorgere dal signor Ferdinando.
Vittoria. Che importa a me del signor Ferdinando? Io non mi prendo soggezione di lui. M’immagino che anche quest’anno verrà in campagna a piantare il bordone da noi.
Leonardo. Certo, mi ha dato speranza di venir con noi, e intende di farci una distinzione; ma siccome è uno di quelli che si cacciano da per tutto, e si fanno merito rapportando qua e là i fatti degli altri, convien guardarsene e non fargli sapere ogni cosa; perchè se sapesse le vostre smanie per l’abito, sarebbe capace di porvi in ridicolo in tutte le compagnie, in tutte le conversazioni.
Vittoria. E perchè dunque volete condur con noi questo canchero, se conoscete il di lui carattere?
Leonardo. Vedete bene: in campagna è necessario aver della compagnia. Tutti procurano d’aver più gente che possono; e poi si sente dire: il tale ha dieci persone, il tale ne ha sei, il tale otto, e chi ne ha più, è più stimato. Ferdinando poi è una persona che comoda infinitamente. Gioca a tutto, è sempre allegro, dice delle buffonerie, mangia bene, fa onore alla tavola, soffre la burla, e non se ne ha a male di niente.