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IL RITORNO DALLA VILLEGGIATURA 271

Vittoria. Non vi mettete all’azzardo di far disciogliere un contratto di matrimonio, che queste cose non si possono fare.

Fulgenzio. Eh! signora mia.... scusatemi.... Sapete cosa non si dee fare? Spendere più di quel che si può; far debiti per divertirsi; e stancheggiare e vilipendere i creditori. (parte)

SCENA IV.

Vittoria, poi Ferdinando.

Vittoria. Non si può dire ch’ei non dica la verità. Ma quando tocca, dispiace.

Ferdinando. Chi è qui? C’è nessuno? (di dentro)

Vittoria. Oh! il signor Ferdinando. Saprò da lui qualche novità. Venga, venga, signore: ci sono io.

Ferdinando. M’inchino alla signora Vittoria.

Vittoria. Serva sua. Ben tornato.

Ferdinando. Obbligatissimo. Ma non mi credea di dover ritornare sì presto.

Vittoria. Sarete venuto col signor Filippo e colla signora Giacinta.

Ferdinando. Sì, e si è fatto un viaggio così piacevole, che se durava due ore di più, mi veniva la febbre.

Vittoria. E perchè?

Ferdinando. Perchè la signora Giacinta non faceva che sospirare. Il signor Filippo ha dormito da Montenero sino a Livorno. La cameriera piangeva il morto; ed io ho patito una noia infinita.

Vittoria. E che aveva la signora Giacinta che sospirava?

Ferdinando. Aveva, aveva.... delle pazzie per il capo, tante e poi tante, che io ne ho vergogna per parte sua.

Vittoria. Ma in che consistono le sue pazzie?

Ferdinando. Parliamo d’altro. L’avete saputa la nuova?

Vittoria. Di che?

Ferdinando. Di Tognino?

Vittoria. Del figliuolo del signor dottore?