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IL RITORNO DALLA VILLEGGIATURA 267

Cecco. Sarà piena di ragnatele, si sporcherà il vestito.

Leonardo. Poco male; non preme. (in atto di partire)

Cecco. E vuol che stieno colà ad aspettare?

Leonardo. Sì, che aspettino fin che il diavolo se li porti. (parte)

SCENA II.

Cecco, poi Vittoria.

Cecco. Ecco i deliziosi frutti della bella villeggiatura.

Vittoria. Dov’è mio fratello?

Cecco. Non c’è, è andato via. (piano)

Vittoria. Perchè lo dici piano, che è andato via?

Cecco. Perchè non sentino1 certe persone che sono in sala.

Vittoria. Se sono in sala, l’avranno veduto a partirsi.

Cecco. Non signora, è andato per la porta segreta.

Vittoria. Questa mi pare una scioccheria, un’increanza. Ha delle visite in sala, e va via senza riceverle, e senza almen congedarle? Se sono persone di garbo, le riceverò io.

Cecco. Le vuol ricever ella, signora?

Vittoria. Sì! chi son eglino?

Cecco. Il sarto ed il calzolaro.

Vittoria. Di chi?

Cecco. Del padrone.

Vittoria. E che cosa vogliono?

Cecco. Niente altro che ricevere il saldo de’ loro conti.

Vittoria. E perchè mio fratello non li ha soddisfate?

Cecco. Io credo ch’egli presentemente non si ritrovi in grado di farlo.

Vittoria. (Poveri noi!) Bada bene, non lo dir a nessuno; procura anzi che non si sappia. Vedi di mandar via quella gente con delle buone parole, che non s’abbiano a lamentare e che non facciano perdere la riputazione alla casa. Mio fratello non la vuol intendere, che quando si ha da dare, bisogna pagare o pregare.

  1. Così nel testo.