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sta nell’originale Francese non avrebbe forse fatto nelle Scene nostre l’effetto che n’era desiderabile. Anche l’Autore oltremontano di questa Commedia l’ha tratta da alcune memorie d’una Dama Scozzese, da cui ho tratto io medesimo il Romanzo mio della Bella Pellegrina, come altrove accennai. Pretese egli, e se ne spiegò, di lavorarla sul gusto delle Commedie italiane; ma non so se in tutte le parti sue riuscito ci sia con pari felicità. Checchè ne sia, non è picciola gloria dell’Italia nostra, che arrivata si veda nel nostro secolo a poter servire da originale in materie teatrali alle nazioni straniere, quando negli italiani talenti pur troppo predomina uno spirito di imitazione servile, che scostarsi non li lascia due dita dal lido per ingolfarsi nel mar delle scienze alla scoperta d’incogniti non più veduti paesi» (n. 78, sabato 7 nov. 176 1 ). Nei Notatorj del Gradenigo presso il Museo Civico di Venezia si legge questo annuncio più modesto (in data 2 [?] novembre): «La Donna Scozzese di Mr. di Voltaire tradotta in idioma italiano da C. Goldoni Poeta del Ser.mo Duca di Parma per questo Teatro di S. Luca, con applauso rappresentata ed ascoltata». Qualche giorno dopo la Gazzetta aggiungeva: «La Commedia del Sig. Dottor Goldoni intitolata la Scozzese seguitò a rappresentarsi molti giorni con quel concorso che poterono permettere le piovose giornate. L’altra col titolo medesimo, che si rappresentò nel Teatro a S. Samuele, non durò su quelle scene che due sole sere; onde pare che la prima abbia avuta dal pubblico la precedenza».

Nei mesi di agosto e di settembre erano usciti i due tomi d’un nuovo romanzo del Chiari più volte annunciato in quell’anno, la Bella pellegrina (v. Gazzetta, passim: sbaglia G. B. Marchesi quando assegna il romanzo all’anno 1759; e ne trae conclusioni errate sulla diffusione dell’Ecossaise in Italia fin da quel tempo: I romanzi dell’ab. Chiari, Bergamo, 1900, pp. 53-54 e Romanzi e romanzieri italiani del Settecento, Bergamo, 1903, pp. 97-98). L’autore mostravasi soddisfatto dell’opera sua e diceva di averne «riserbata una picciola parte per farne una Commedia col medesimo titolo, che si rappresenterà nell’autunno venturo» (Gazzetta cit., n. 56). In fatti la Bella pellegrina «comparve sulle scene a S. Gio. Crisostomo» la sera del 26 ottobre; e l’abate così ne parlava due giorni dopo: «Benchè questa sia d’invenzione dell’Autor suo, non nega egli d’aver avuto sotto degli occhi certe brevi memorie d’una Dama Scozzese, da cui un Autore oltramontano ha poi tratta una Commedia con titolo somigliante, e che il Sig. Dottor Goldoni nel Prologo suo ha promesso di produrre tradotta in italiano sopra le scene nostre nell’Autunno corrente.... Il Romanzo però della Bella pellegrina senza dubbio fu scritto prima che l’Autor suo avesse notizia della Commedia intitolata la Scozzese, benchè le brevi Memorie della Dama Scozzese in detta Commedia epilogate, gli fossero capitate alle mani due anni fa, e fin d’allora ne avesse concepita l’idea del Romanzo. La somiglianza però che si troverà passare tra queste due commedie è pochissima» (Gazzetta cit., n. 75).

Checche dica l’abate bresciano, altra è la verità. La commedia della Bella pellegrina, cinque atti in versi martelliani, uscì a stampa nel 1762 (nel t. X delle Commedie in versi dell’Ab. P. Chiari, Venezia. Pasinelli); e quantunque i nomi dei personaggi siano ripetuti dal romanzo dell’autore stesso (il quale non segue per niente l’Ecossaise, essendo la favola più antica di Giulietta e Romeo), i vari caratteri e le scene ci riconducono manifestamente alla commedia di Voltaire: