Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1914, XIX.djvu/262

250

le opposte nature. Tuttavia lasciò traccia nella concezione dell’Ecossaise la lettura che proprio allora il Voltaire aveva fatto del teatro goldoniano, come si sa dalla prefazione stessa della commedia, dalla lettera all’Albergati e dal notissimo epigramma En tout pays on se pique etc. (v. Nota storica della Pamela maritata, vol. XVII della presente edizione, pag. 192). Nel teatro comico di Voltaire, misero per ogni conto, l’Ecossaise ha un posto particolare. Già Lessing, molto prima del signor Lintilhac, ricordò a proposito di Frélon il don Marzio della Bottega del caffè; e Fabrice ci richiama il caffettiere Ridolfo (vedasi anche Rabany, C. G., 1896, p. 83; Bouvy, Voltaire et l’Italie, Paris, 1898, pp. 227-228; P. Toldo, Attinenze fra il teatro comico di Voltaire e quello del Goldoni, in Giorn. Stor. Lett. it., vol. XXXI, 1898, p. 351 e altri minori). Di recente Achille Neri avvertì dei «riscontri evidenti» fra Lindane ed Eleonora nel Cavaliere e la dama, fra Polly e Colombina, fra lord Murrai e don Rodrigo (Una fonte dell’Ecossaise di Voltaire, in Rassegna bibliografica della letteratura italiana VII, n. 2, febbr. 1899). Si poteva anche ricercare qualche reminiscenza in quelle commedie goldoniane che trasportano la scena sul Tamigi, per es. nel Filosofo inglese, dove pure ci si presenta un caffè (si potrebbero accostare Freeport e Saixon, Frélon e Bluk); meglio nella Pamela citata sopra (Lindane e Pamela, lady Alton e miledi Daure, lord Monrose e Andreuve, Freeport innamorato e monsieur Longman). Ma, ripeto, piuttosto che nei singoli personaggi e nelle scene la lettura di Goldoni apparisce nel carattere generale della commedia: certamente ciò che doveva accendere l’estro di Voltaire non era già quello che oggi ammiriamo di più nel teatro goldoniano.

Come venisse al Goldoni l’idea di imitare l’Ecossaise, si legge nella prefazione della presente commedia, che l’autore trasportò poi quasi per intero nel cap. XLIV della 2a parte dei Mémoires; e si capisce quanto grande fosse in lui la tentazione. Ne diede l’annuncio al pubblico con insolita prolissità la «prima donna» Caterina Bresciani nella Introduzione alle recite autunnali a S. Luca, la sera del 5 ottobre 1761, stampata poi nel n. 69 (7 ottobre) della Gazzetta Veneta, di cui era compilatore l’abate Chiari. Dopo di aver accennato alle tre commedie sulla Villeggiatura, la Bresciani aggiungeva:

La quarta ancor da forastier Paese
     So che tratta già fu dal nostro Autore,
     Autor, contro di cui sdegno m’accese,
     Quando seppi ch’egli era un desertore.
     L’opera di cui parlo è la Scozzese,
     Del di cui argomento ha il primo onore
     L’Anglico Monsieur Hume, il di cui merto
     Dell’illustre German pareggia il serto.
Nota e già da più mesi a più persone
     In francese tradotta un’opra tale,
     Ed è fama che sia la traduzione
     Di un egregio Scrittor che non ha eguale.
     Per caratteri forti, e per passione
     Degna sembra d’applauso universale,
     E parve al nostro Vate opra felice
     Per un’altra ragione adulatrice.