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LA SCOZZESE 231

SCENA III.

Fabrizio. I Giovani vengono a levare il caffè.

Fabrizio. Io non so da che possa provenir questo fatto. Non crederei che monsieur la Cloche avesse macchinato, per vendicarsi e di lei e di me. Fortuna che si è trovato il signor Friport! Quella povera figlia sarebbe morta di spasimo, di rossore: non vo’ nemmeno ch’ella lo sappia. Non si deggiono dire i pericoli alle persone, se non quando son del tutto passati.

SCENA IV.

Marianna e il suddetto.

Marianna. Signor Fabrizio, di voi appunto veniva in traccia.

Fabrizio. (E di questa povera disgraziata che cosa sarebbe stato?)

Marianna. La mia padrona si è risolta a prender cibo. Mandatele qualche cosa di buono, qualche galanteria di buon gusto.

Fabrizio. È inutile ch’io gliela mandi. Ella non mangia; e voi per oggi non ne avete bisogno.

Marianna. Oh, ella non è più tanto afflitta: si ristorerà volentieri.

Fabrizio. (Se lo sapesse, sarebbe più addolorata che mai).

Marianna. Che dite? Non vi pare ch’io ancora sia più del solito rasserenata?

Fabrizio. Così mi pare.

Marianna. Ciò viene perchè la mia padrona principia anch’ella a rasserenarsi.

Fabrizio. (Prego il cielo che non venga a penetrare la sua disgrazia!)

Marianna. Mi pare, signor Fabrizio, che siate ora più rattristato di noi.

Fabrizio. Sì, è vero: ho qualche cosa che mi conturba.

Marianna. Mi dispiace, perchè ora vorrei che principiassimo a divertirci un poco.