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228 ATTO QUARTO

Fabrizio. Per parte mia vi ringrazio. Non so poi s’egli rimarrà soddisfatto. Mi pare di un carattere singolare. Non vuol vedere nessuno; si è chiuso in camera; e quando ho mandato le genti di casa mia per servirlo in tavola, prima d’aprire ha voluto sapere chi erano, cosa volevano, e ha fatto loro cento interrogazioni.

Friport. Caratteri, temperamenti: il mondo è bello per questo.

Fabrizio. Quest’uomo mi dà sospetto. È troppo guardingo; teme troppo di tutto.

Friport. Caro amico, voi siete un albergatore. Fate il vostro mestiere, e non pensate più in là.

Fabrizio. Dite benissimo. Così soglio far per l’appunto; e così ho fatto finora con questa giovane sconosciuta.

Friport. A proposito. Non mi ricordava più che ci fosse.

Fabrizio. Possibile che non vi ricordaste di lei?

Friport. Da galantuomo, non mi passava1 per mente.

Fabrizio. Vi ricorderete bene d’averla beneficata.

Friport. Non è necessario ch’io me lo rammenti. Chi fa del bene senza interesse, può scordarselo senza difficoltà.

Fabrizio. Non ha voluto ricevere le cinquanta ghinee.

Friport. Peggio per lei.

Fabrizio. Io per altro, se vi contentate, le terrò in deposito per le sue occorrenze.

Friport. Sono nelle mani di un galantuomo.

Fabrizio. (Questi è veramente uomo dabbene!)

Friport. Oggi non ho niente che fare. Sono venuto qui a passare il resto della giornata. Fatemi portare il caffè. Se vuol venire l’incognita, mi divertirò. (siede al tavolino)

Fabrizio. Sapete il di lei costume. Sarà difficile ch’ella venga.

Friport. Se non vuol venire, tralasci. Andate dal mio compagno di viaggio: ditegli ch’io sono qui. Ditegli se vuole che ci rivediamo prima ch’io parta.

Fabrizio. Siete in disposizione di partir presto?

  1. Così l’ed. Zatta. Nell’ed. Pasquali si legge passa.