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LA SCOZZESE 225


Sapeste altronde il mio nome, le mie contingenze. Prevenuto di ciò, o interpretaste i miei detti, o vi adopraste con arte per cogliermi alla sprovvista. Se siete quell’uomo d’onore che vi vantate di essere, confessatemi la verità. Voi siete stato avvertito.

Milord. Sì, vel confesso, sono stato avvertito.

Lindana. E da chi?

Milord. Impegnatevi in parola d’onore di perdonare a chi ha inteso farvi del bene, e lo saprete immediatamente.

Lindana. Non occorre ne ch’io prometta, ne che voi più oltre vi affatichiate. So donde viene l’infedeltà: dalla perfida mia cameriera.

Milord. Non la trattate sì male: ella vi ama teneramente. Alla fine se ha palesato a me l’esser vostro, lo ha confidato a persona che vi ama, e che vi può rendere tranquilla. Ella non sapeva ch’io fossi il figlio di quello, cui giustamente odiate: e se saputo l’avesse, perchè avrebbe ella dovuto credere ereditaria nel sangue mio l’inimicizia col vostro? No, Lindana; ma che dich’io Lindana? No, miledi Sterlingh, non temete ch’io nutra nel seno l’antico sdegno delle nostre famiglie; e se l’avessi un dì concepito, bastano i vostri begli occhi per cancellarlo. Ringraziate il cielo, che ad onta vostra vi ha condotta per una strada, ch’è l’unica forse che vi può render felice. Niuno meglio di me può contribuire alla salvezza di vostro padre, s’è ancora in vita; all’onore della di lui memoria, se fosse estinto. Di più per ora non posso dirvi. Assicuratevi della sincerità del mio animo; siate certa della tenerezza dell’amor mio; fidatevi, o cara, fidatevi di chi vi adora. Gradite le mie attenzioni; e in ricompensa di quell’amore e di quella fe che vi giuro, chiedovi questo solo: credetemi; e non più.

Lindana. Che io vi creda? Ah! come mai posso credere ad uno che mi offerisce un cuore non libero, un cuore che con altra donna è impegnato?

Milord. Ah! sì, v’intendo. Miledi Alton mi perseguita, e vi spaventa. Ma non temete di lei. Promisi, forzato dal violento