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LA SCOZZESE 223

SCENA VIII.

Lindana, Marianna ed il suddetto.

Lindana. (Dimmi: sa egli nulla ch’io sia informata degl’impegni suoi con miledi Alton?) (piano a Marianna)

Marianna. (A quel che mi pare, io credo non sappia niente).

Lindana. (Perfido! verrà con animo di seguitare a tradirmi).

Marianna. (Se lo dico! la vogliam finir male).

Lindana. Milord, a che venite a quest’ora insolita ad onorarmi?

Milord. Spronato dal desiderio di rivedervi.... Poichè stamane non ebbi l’onore delle grazie vostre.... (Ah! non so ben quel ch’io dica).

Lindana. Non veggio nel vostro volto la solita ilarità: mi parete confuso.

Milord. Non sarebbe fuor di proposito la mia confusione, veggendo voi estremamente turbata.

Lindana. (Io dubito che da Miledi medesima sia stato avvertito e rimproverato). (piano a Marianna)

Marianna. (Potrebbe darsi). (a Lìndana, piano)

Lindana. (Ritirati). (piano a Marianna)

Marianna. (Permettetemi ch’io vada a dire una cosa alla padrona di casa). (piano a Lindana)

Lindana. (Sì, vanne, e ritorna presto). (piano a Marianna)

Marianna. (Sì, signora). (Nasca quel che sa nascere, io non voglio morir di fame). (parte)

Milord. (Vuol restar sola! che novitade è mai questa?)

Lindana. Pare dunque a’ vostri occhi, che io sia oltremodo agitata?

Milord. Ah! sì, pur troppo. Sparita è da’ vostri lumi quella dolcezza, che empiea di giubbilo chi vi mirava. Non siete quella de’ primi giorni, in cui brillava la serenità del sembiante; ed è da’ vostri labbri sbandito l’amabil riso consolatore.

Lindana. Non sono mai stata lieta: ho principiato a piangere assai per tempo, e la mestizia non si è allontanata mai dal mio animo. Pure col lungo uso di tollerare le mie disgrazie, avea imparato qualche volta a dissimulare; e mi vedeste so-