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LA SCOZZESE 211


Il mio discorso non può esser più ragionevole; e ci scommetterei mille doppie, che la cosa è com’io penso.

Miledi. Potrebbe darsi che tutto ciò fosse vero: ne sono quasi anch’io persuasa. In cotal modo Milord sarebbe reo di due colpe: di aver mancato di fede a me, e di aver tradito una figlia, e svergognata la di lei famiglia.

Cloche. L’amore, la brutalità, la passione fan far di peggio.

Miledi. Qual riparo credete voi ci potesse essere per vendicare i miei torti, e quelli insieme di una casa disonorata?

Cloche. Facilissimo è il modo, secondo me, per ottenere l’intento. Vegliano i tribunali alla pubblica onestà ed all’onore delle famiglie. Abbiamo bastanti indizi per rendere alla Curia sospetta questa giovane fuggitiva. La Corte farà arrestare l’incognita. Sarà obbligata a manifestarsi; si verrà in chiaro della verità. Se sarà nobile, sarà rimandata ai parenti; se sarà plebea, avrà quel trattamento che merita: e in ogni guisa sarà svergognato Milord; sarà punito l’albergatore Fabrizio, e voi sarete contenta.

Miledi. Piacemi il consiglio vostro. Ho dei congiunti, ho degli amici alla Corte e nel Parlamento. L’affare non sarà trascurato. (parte)

SCENA X.

Monsieur la Cloche.

Spiacemi per una parte aver procacciato ad una bella donna un insulto; ma qual merito ha più di me milord Murrai, ond’io mi abbia a vedere posposto a lui? Se ha per Milord della tenerezza, io non pretendo di esser amato; mi basta di esser trattato bene; mi basta di essere ammesso alla sua confidenza. Non è che per conoscerla, ch’io mi sono servito del mezzo di Miledi. Fabrizio ha impedito ch’io le parlassi. Chi sa qual interesse l’impegni? qual gelosia lo sproni a fare a me un simil torto? Vo’ tentar io medesimo d’introdurmi. Non c’è nessuno, e l’occasione è opportuna. Se mi riceve, se trattami civilmente,