Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1914, XIX.djvu/216

204 ATTO SECONDO

Friport. Accostatevi; sedete presso di me; facciamo un poco di conversazione.

Lindana. Scusatemi; io non faccio la conversazione colle persone che non conosco.

Friport. io sono in Londra assaissimo conosciuto. Mi chiamo Friport, galantuomo, ricco negoziante; informatevi con Fabrizio.

Fabrizio. Sì, signora, il più onesto, il più sincero uomo del mondo.

Lindana. Avete voi cognizione della Giammaica?

Fabrizio. Sì, ci sono stato sei volte. Vengo ora da quel paese.

Lindana. (Oh cieli! vorrei parlar di mio padre; ma non so come fare: non vorrei inavvedutamente scoprirmi).

Friport. Una parola. (chiamandola)

Lindana. A me, signore?

Friport. Sì, a voi una parola: accostatevi.

Lindana. Ditela, signore. Vi sentirò benissimo dove sono.

Friport. Accostatevi. Non voglio che tutti sentano. Sono un galantuomo, e non mi puzza il fiato, e non vi pentirete d’avermi udito.

Lindana. (Avesse egli qualche arcano da confidarmi?) Son qui, che cosa volete dirmi? (s’accosta)

Friport. Sedete.

Lindana. Non importa; sto bene.

Friport. La civiltà vorrebbe che anch’io m’alzassi; ma se voi state bene in piedi, io sto bene a sedere.

Lindana. State come vi piace. (Il carattere mi par di un uomo sincero).

Friport. Alle corte: io non son uomo da complimenti. Mi è stato detto di voi un grandissimo bene; e trovo che mi hanno detto la verità. Voi siete povera, e virtuosa. (piano a Lindana)

Lindana. io povera? Chi vi ha detto questo, signore? (alterata)

Friport. Me l’ha detto il padrone di quest’albergo, ch’è un galantuomo; ed io gli credo perfettamente.

Lindana. Ah! signore, questa volta, credetemi, non ha detto la verità. Io non ho bisogno di nulla.

Friport. Vi volete nascondere per modestia; e forse, forse, per