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202 | ATTO SECONDO |
Friport. Virtuosa ancora?
Fabrizio. Sì, certo. Piena delle più belle virtù. Ella vive ritiratissima: parla e tratta con una modestia esemplare; e quel che più la rende degna d’ammirazione si è, che trovasi in un’estrema miseria, e cerca di nasconderla agli occhi altrui per timore di perdere il suo decoro; e lavora la notte segretamente per procacciarsi il vitto, e non aver obbligazione a a nessuno che la soccorra.
Friport. Bella, povera e virtuosa? Se tutto è vero quel che mi dite, è un prodigio della natura.
Fabrizio. Oh! quel che vi dico, è la verità. Mia moglie ed io, conoscendo le di lei indigenze, abbiamo provato più d’una volta ad esibirle un picciolo trattamento; ed ella lo ha ricusato. Mangia pochissimo, e vuol pagar tutto. Talvolta ho usato l’artifizio di metterle quel che le do, la metà di quel che mi costa: se n’è avveduta, e se n’è lagnata, e ha minacciato di andarsene dal mio albergo.
Friport. Donna rara, singolare, singolarissima. Chi è? Di qual famiglia? Di qual condizione?
Fabrizio. Non lo so: è sconosciuta, e non si vuol dar da conoscere.
Friport. La vedrei volentieri.
Fabrizio. Sarà difficile ch’ella esca dalla sua camera.
Friport. Anderò io nella camera a ritrovarla.
Fabrizio. Peggio.
Friport. Prevenitela, ch’io non le darò soggezione.
Fabrizio. Non vi riceverà certamente.
Friport. Fatele fare una tazza di cioccolato; invitatela a favorirmi.
Fabrizio. Io so che non siete portato a conversar con donne; come ora vi viene una simile fantasia?
Friport. Io non amo le donne; ma le cose estraordinarie mi piacciono.
Fabrizio. Avrei anch’io piacere che la vedeste. Chi sa? Veggendo un uomo ricco, attempato e dabbene, potrebbe darsi che vi confidasse le sue miserie.