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196 | ATTO PRIMO |
disperazione m’indusse ad abbandonare la patria con animo di passare nell’Indie, e colla traccia di qualche lettera che conservo ancora, tentar la sorte di rinvenire mio padre. Giunta in Londra colla speranza di ritrovare l’imbarco, fummo a quest’albergo condotte. Felice albergo per la cortese accoglienza del buon Fabrizio e dell’amorosa di lui consorte; felicissimo un tempo per l’adorabile conversazione del più amabile cavaliere del mondo. Ma oimè! albergo ora di tristezza e di pena, da che ho rilevato in Milord il sangue de’ miei nemici, l’origine de’ miei disastri, l’oggetto dell’odio e della vendetta del padre mio, se ancor vive. Milord istesso, che ha per me dell’amore, convertirebbe in isdegno (conoscendomi) la sua passione: ereditata l’avversione dal padre contro il nome e contro il sangue che io vanto, chi sa fin dove lo trasporterebbe lo sdegno? Ma se altro male non mi avvenisse, vedermi odiata dalla persona ch’io amo, sarebbe l’ultimo de’ miei affanni. Ah! sì, dovrei vergognarmi di un tale affetto; ma l’ho concepito con innocenza, e non ho bastante virtù per discacciarlo dal seno. Dipende dalla segretezza dell’esser mio qualche giorno di vita che ancor mi resta. Vedi ora qual interesse mi sproni a raccomandarti il silenzio: vedi qual dovere ti astringe a non tradire, a non perdere la tua sventurata padrona. Soffri per poco ancora; soffri fin che incerta mi tengono le mie discordi risoluzioni. Aspetto il miglior consiglio dal cielo. Se io non lo merito, se io non l’ottengo, la morte solleverà me dagli affanni: e tu sarai dalle mie miserie e da sì trista condizione liberata.
Marianna. (Oh misera! oh disgraziata ch’io sono! oh cosa ho fatto! oh povera la mia padrona!) (si asciuga gli occhi)
Lindana. Marianna, tu piangi, tu arrossisci, tu tremi? Ah! cieli; mi avresti per avventura tradita?
Marianna. Oh! no, signora. Il racconto delle vostre disavventure mi fa piangere e mi fa tremare.
Lindana. Sia tutto ciò che al ciel piace. Hai tu portato il ricamo alla padrona di quest’albergo?
Marianna. Dirò... Sì, signora. (Non so quel che mi dica).