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190 ATTO PRIMO

Milord. Per lei, m’immagino.

Marianna. Eh! no, signore. Non hanno da servire per lei. (sospirando)

Milord. Per voi dunque.

Marianna. Peggio.

Milord. Ma per chi?

Marianna. Per tutte e due.

Milord. Non capisco.

Marianna. Permettetemi che io vi faccia una confidenza. Tiriamoci in qua per amor del cielo, che non mi sentisse. Mi manda dalla padrona di casa, perchè mi trovi da vendere questo ricamo; perchè (in segretezza) è ridotta a tale, ch’è costretta a vivere col travaglio delle sue mani.

Milord. Oimè! voi mi colpite nell’anima. Perchè non si degna di confidarsi meco?

Marianna. Oh! morirebbe piuttosto.

Milord. Tenete: datele questa borsa.

Marianna. Non è possibile: non la riceverebbe a verun patto.

Milord. E voi avete cuore di ricusarla?

Marianna. Ci lascio gli occhi sopra; ma non la posso ricevere.

Milord. E pure sarete costretta a patir con lei.

Marianna. Pur troppo.

Milord. E siete voi pure sì virtuosa?

Marianna. Amo tanto la mia padrona, che sfuggo ogni occasione di disgustarla.

Milord. Siete veramente ammirabile.

Marianna. È il buon esempio, signore, che mi fa essere qualche cosa di buono.

Milord. Facciamo così. Vendete a me quel ricamo.

Marianna. Volentieri. Basta che non lo diciate.

Milord. Non vi è pericolo. Eccovi per esso quattro ghinee.

Marianna. Quattro ghinee? Bastano bene quattro scellini.

Milord. Così poco?

Marianna. È il maggior prezzo che si può sperare.

Milord. Non potreste voi dire d’aver avuto la fortuna di venderle per quattro ghinee?