Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
LE AVVENTURE DELLA VILLEGGIATURA | 167 |
Filippo. Per bacco! Vi consiglio anch’io che non vi tratteniate un momento. Si dice che sarà padrone di cinquanta e più mille scudi.
Vittoria. Sì, certo, subito, subito. E ci vengo anch’io.
Leonardo. Mi dispiace dover abbandonare la compagnia.
Vittoria. A buon conto il signor Guglielmo verrà con noi.
Guglielmo. (Tutto si combina per mio malanno).
Giacinta. (Sì, sarà bene per me. Mi sento rodere, mi sento crepare. Ma una volta s’ha da finire).
Leonardo. Paolino, andate subito alla posta, e ordinate quattro cavalli, e fate preparare lo sterzo, che si anderà a Livorno con quello. Siamo in quattro, il signor Guglielmo, mia sorella, io e voi. Non ci è bisogno di far bauli.
Paolino. Sarà servita.
Brigida. (Paolino).
Paolino. (Figliuola mia).
Brigida. (Andate via?)
Paolino. (Sì, ma tornerò a pigliar la roba).
Brigida. (Per amor del cielo, non vi scordate di me).
Paolino. (Non c’è pericolo. Vi do parola). (parte)
Brigida.(Povera me! Sul più bello mi tocca a provare questo disgusto).
Filippo. Quando siete a Livorno, scrivete subito. Se tornate, vi aspettiamo qui. Quando no, verremo presto anche noi. (a Leonardo)
Vittoria. Non perdiamo tempo. Signora Giacinta, compatisca l’incomodo. Mi conservi la sua buona grazia, e a buon riverirla a Livorno.
Giacinta. Sì, vita mia, a buon rivederci. (si baciano)
Guglielmo. (Mi tremano le gambe, mi manca il fiato).
Leonardo. E non volete aspettare che si sottoscriva il contratto? (a Vittoria)
Vittoria. Ma sì, s’ha da sottoscrivere. Ehi! signor Ferdinando, ha finito? (forte alla scena)