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166 ATTO TERZO


Leonardo. Sì, fatela.

Ferdinando. Vado subito. (A queste nozze ci voglio essere ancor io). (parte)

Vittoria. E voi non dite niente, signore? (a Guglielmo)

Guglielmo. Approvo tutto. Che volete ch’io dica di più?

Vittoria. Pare che lo facciate più per forza, che per amore.

Guglielmo. Anzi lo faccio, perchè amore mi costringe a doverlo fare.

Vittoria. (Manco male. Ha confessato una volta che mi vuol bene). Via, andiamo a sedere. (a Guglielmo. Vanno tutti al loro posto.)

Costanza. Mi consolo, signora Vittoria.

Vittoria. Grazie.

Rosina. Mi consolo. (a Vittoria)

Vittoria. Obbligatissima.

Rosina. (Vedete? Essi l’hanno fatta). (a Tognino)

Tognino. (E noi la faremo). (ridendo, a Rosina)

SCENA XV.

Paolino e detti.

Paolino. Signore. (a Leonardo)

Leonardo. Cosa e’è?

Paolino. Un messo, spedito a posta da Livorno, ha portato per lei questa lettera di premura.

Leonardo. Vediamo che cosa è. Date qui. (s’alza, e apre la lettera) È il signor Fulgenzio che scrive. (verso Filippo)

Filippo. Sì, il nostro amicone. Che cosa dice?

Leonardo. Cospetto! Una novità che mi mette in agitazione. Sentite cosa mi scrive. Amico carissimo. Vi scrivo in fretta, e Vi spedisco un uomo a posta, per avvisarvi che vostro zio Bernardino per un male di petto in tre giorni si è ridotto agli estremi, e i medici gli danno poche ore di vita. Ha mandato a chiamare il notaro, onde pensate a’ casi vostri, perchè si tratta del vostro stato, ed io vi consiglio venire immediatamente a Livorno.