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160 ATTO TERZO


SCENA XI.

Vengono tutti accompagnati come segue:

Sabina e Ferdinando, Giacinta e Leonardo, Vittoria e Guglielmo, Rosina e Tognino, Costanza e Filippo.

Si pongono tutti a sedere. Un Garzone si presenta a domandar cosa vogliono, andando da tutti a uno per uno, e ciaschedun domanda al Garzone come segue.

Giacinta. Un caffè.

Leonardo. Un bicchier d’acqua pura.

Rosina. Un cedrato.

Tognino. Una cioccolata.

Vittoria. Un caffè senza zucchero.

Costanza. Una limonata.

Filippo. Dell’acqua con dell’agro di cedro.

Ferdinando. Un bicchier di rosolio.

Sabina. E a me portatemi una pappina.

Vittoria. (Sapete quel che mi dee dir mio fratello, e non mi volete far il piacere di dirmelo voi?) (a Guglielmo)

Guglielmo. (Perdonatemi; tocca a lui, ed io non mi ho da prendere questa libertà). (a Vittoria)

Vittoria. (Se mi voleste bene, sareste un poco più compiacente). (a Guglielmo)

Giacinta. (Tutto posso soffrire, ma vederlo cogli occhi miei, mi fa dar nelle smanie). (da sè, osservando Guglielmo)

Leonardo. (Che avete, signora Giacinta?)

Giacinta. A questa bottega non si può venire. Per un caffè ci fanno aspettare mezz’ora.

Leonardo. Ci vuol pazienza. Non avete sentito che siamo in dieci, e nessuno ha ordinato la stessa cosa?

Giacinta. Pazienza dunque. (Ne ho tanta della pazienza, che or ora non posso più). (da sè, fremendo)

Rosina. (Avete sentito? La principessa vuol essere servita subito). (a Tognino)