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LE AVVENTURE DELLA VILLEGGIATURA 149


Paolino. Via, via, ho detto così per ischerzo. Son galantuomo, fo stima di voi, e spero che le cose anderanno bene.

Brigida. Voi mi consolate a tal segno...

Paolino. Addio, addio. A questa sera. (parte)

Brigida. Chi sa che la campagna in quest’anno non produca qualche cosa di buono ancora per me? (parte)

SCENA II.

Giacinta sola.

Vorrei respirare un momento. Vorrei un momento di quiete. Giochi chi vuol giocare. Niente mi alletta, niente mi diverte, tutto anzi m’annoia, tutto m’inquieta. Bella villeggiatura che mi tocca fare quest’anno! Non l’avrei mai pensato. Io che mi rideva di quelle che spasimavano per amore, ci son caduta peggio dell’altre. Ma perchè, pazza ch’io sono stata, perchè lasciarmi indurre sì presto e sì facilmente a dar parola a Leonardo, ed a permettere che se ne facesse il contratto? Sì, ecco l’inganno. Ho avuto fretta di maritarmi, più per uscire di soggezione, che per volontà di marito. Ho creduto, che quel poco di amore che io sentiva per Leonardo, bastasse per un matrimonio civile, e non mi ho creduto capace d’innamorarmi poi a tal segno. Ma qui convien rimediarci. Quest’amicizia non può tirar innanzi così. Ho data parola ad un altro. Quegli ha da essere mio marito, e voglia o non voglia, s’ha da vincere la passione. Finirà quest’mdegna villeggiatura. A Livorno Guglielmo non mi verrà più per i piedi. Sfuggirò le occasioni di ritrovarmi con esso lui. Possibile che col tempo non me ne scordi? Ma intanto come ho da vivere qui in campagna? Le cose sono a tal segno, che temo di non potermi nascondere. Cent’occhi mi guardano; tutti mi osservano. Leonardo è in sospetto. Vittoria mi teme. La vecchia è imprudente, ed io non posso sempre dissimulare. Oh cieli! cieli, aiutatemi. Mi raccomando, e mi raccomando di cuore.