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LE AVVENTURE DELLA VILLEGGIATURA | 147 |
Paolino. No, no, se l’è passata con somma disinvoltura.
Brigida. È molto; si vede bene che qualche cosa le sta nel cuore più dell’abito.
Paolino. Anzi il padrone la volea ripulire, ed ella non ha voluto.
Brigida. Eppure la pulizia è la sua gran passione. Oh povera fanciulla! È fuor di se propriamente.
Paolino. Ci gioco io, che l’occasione ed il comodo l’ha fatta innamorare del signor Guglielmo.
Brigida. Eh! via, che diavolo dite? Vi pare? Non è ella promessa al signor Leonardo? Non ci sono dei discorsi fra il signor Guglielmo e la signora Vittoria?
Paolino. Oh! io credo che la mia padrona si lusinghi assai male. Non faceva a tavola che tormentar il signor Guglielmo, ed egli non le dava risposta, non le badava nemmeno.
Brigida. E parlava colla mia padrona?
Paolino. Sì, qualche volta colla bocca, e qualche volta col gomito, e qualche volta coi piedi.
Brigida. Cospetto di bacco! Se fossi sfata lì io, dove eravate voi, non so se mi sarei tenuta di dargli il tondo sul capo.
Paolino. Vedete? Se non ci fossero delle cose fra loro, non ci sarebbe bisogno che deste voi in queste smanie.
Brigida. Orsù, parliamo d’altro. La vecchia sarà stata vicina a quel drittaccio di Ferdinando.
Paolino. Sì, certo; e non faceva che dirgli delle cosette tenere ed amorose, ed egli mangiava, o piuttosto divorava, che pareva fosse digiuno da quattro giorni.
Brigida. E la povera padrona non mangiava niente?
Paolino. Come poteva ella mangiare, se era lì angustiata fra lo sposo e l’amante?
Brigida. Eh! via, lasciamo questi discorsi. Come si sono portate a tavola la signora Costanza e la signora Rosina?
Paolino. Eh! non si sono portate male; ma chi ha fatto bene la parte sua, quasi quanto il signor Ferdinando, è stato quella cara gioia del signor Tognino.
Brigida. Era vicino alla sua Rosina?