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142 | ATTO SECONDO |
Leonardo. (Non veggio l’ora che finisca questa maladetta villeggiatura).
Sabina. Ah! ah! gli ho dato un cappotto; un cappotto, gli ho dato un cappotto.
Ferdinando. Brava, brava; mi ha dato un cappotto.
Vittoria. Ha sempre gli occhi qui la signora Giacinta, (a Guglielmo)
Guglielmo. La padrona di casa ha da tenere gli occhi per tutto.
Vittoria. Sì, sì, difendetela. Trionfo. (giocando con dispetto)
Costanza. Questo non è trionfo, signora.
Vittoria. Che so io, che diavolo giochi?
Costanza. In verità, così non si può giocare. (forte)
Giacinta. Che ha, signora Costanza?
Costanza. Sono cose...
Vittoria. Eh! badi al suo gioco, signora Giacinta. (ridendo)
Giacinta. Perdoni... sento che si lamentano...
Tognino. Bazzicotto, bazzicotto.
Filippo. Sì, sì, bazzicotto, bazzicotto. (con rabbia)
Giacinta. Mi pare che la signora Vittoria non abbia per me grande amicizia. (piano a Leonardo)
Leonardo. Non so che dire; ma in ogni caso si mariterà, (piano a Giacinta.)
Giacinta. Quando?
Leonardo. Può essere che non passi molto.
Giacinta. Sperate voi che il signor Guglielmo la sposi?
Leonardo. Se il signor Guglielmo non prenderà mia sorella, nè anche in casa vostra non ci verrà più.
Giacinta. Davvero?
Leonardo. Davvero.
Rosina. Ma via, risponda. (a Giacinta)
Vittoria. (Parlano di me, mi pare).
SCENA XII.
Servitore e detti.
Servitore. Signori, è in tavola.
Costanza. (Sia ringraziato il cielo). (s’alza)
Sabina. Io voglio finire la mia partita.