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LE AVVENTURE DELLA VILLEGGIATURA 139


Sabina. Eh! signor no, è un bellissimo gioco. E poi, che serve? Avete da giocare con me.

Ferdinando. (Ci vorrà pazienza). (da sè)

Sabina. Avete sentito? Per me sono accomodata. (a Giacinta)

Giacinta. Benissimo. Faranno un ombre in terzo la signora Vittoria, la signora Costanza e il signor Guglielmo.

Costanza.(Poteva far a meno di mettermi a tavolino con quella signora del mariage). (da sè)

Vittoria. (Mettermi con lei! Non sa distribuir le partite).(da sè)

Guglielmo. (Non sono degno della vostra partita?) (a Giacinta)

Giacinta. (Mi maraviglio che abbiate ardir di parlare). (a Guglielmo) Faremo un altro tavolino d’ombre il signor Leonardo, la signora Rosina ed io.

Rosina. Come comanda. (Può essere ch’io goda qualche bella scena). (da sè)

Giacinta. E contento, signor Leonardo?

Leonardo. Io sono indifferentissimo.

Giacinta. Se volesse servirsi a qualche altro tavolino, è padrone.

Leonardo. Veda ella, se le pare che le partite non sieno disposte bene.

Giacinta. Io non posso sapere precisamente il genio delle persone.

Leonardo. Per me non ho altro desiderio che di dar piacere a lei, ma mi pare che sia difficile.

Giacinta. Oh! è più facile ch’ella non crede. Ehi! chi è di là? (vengono i servitori)

Guglielmo. Accomodate tre tavolini. Due per l’ombre, ed un per un tresette in tavola. (i servitori eseguiscono)

Vittoria. Mi pare un po’ melanconico il signor Guglielmo. (a Guglielmo)

Guglielmo. Non lo sa, signora? Son così di natura.

Vittoria. Voi amate poco, signor Guglielmo.

Guglielmo. Anzi amo più di quello che vi credete.

Vittoria. (Manco male, che mi ha detto una buona parola).

Giacinta. (Bravo, signor Guglielmo, me ne consolo. Ho piacere che amiate la signora Vittoria). (a Guglielmo)