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LE AVVENTURE DELLA VILLEGGIATURA 135


Leonardo. Fatemi un piacere, signor Guglielmo, andate a vedere se sono dessi.

Guglielmo. Sì, signora, è giusto; questa seggiola non è per me. (s’alza)

Giacinta. Se non volete, non preme...

Guglielmo. Contentatevi. Son giovane onesto, e so il mio dovere. (parte)

Giacinta. (Oggi m’aspetto di dover passare una giornata crudele).

Costanza. Dica, signora Giacinta, è egli vero che il signor Guglielmo si sia dichiarato per la signora Vittoria?

Giacinta. Lo dicono.

Costanza. Siccome deve essere sua cognata, ella lo dovrebbe sapere.

Giacinta. Finora non c’è stata gran confidenza fra lei e me.

Costanza. E le nozze sue si faranno presto?

Giacinta. Non so, non glielo so dire. E ella, signora Costanza, quando fa sposa la signora Rosina?

Costanza. Chi sa? potrebbe darsi.

Rosina. Oh! non c’è nessun che mi voglia.

Tognino. (Nessuno?) (piano a Rosina, urtandola forte)

Rosina. (Zitto, malagrazia). (piano a Tognino)

Giacinta. Mi pare, se non m’inganno... (verso Tognino ecc.)

Costanza. Le pare, signora Giacinta? (sogghignando per piacere)

Rosina. Qualche volta l’apparenza inganna.

Giacinta. Il signor Tognino non è giovane capace di burlare.

Tognino. Ah? (fa uno scherzo a Rosina ridendo, poi s’alza e passeggia sgarbatamente.)

Giacinta. (È un buon ragazzo, mi pare). (a Costanza)

Costanza. (Non ha molto spirito). (a Giacinta)

Giacinta. (Cosa importa? Basta che abbia il modo di mantenerla). (a Costanza)

Costanza. (Oh! sì, è figlio solo). (a Giacinta)è