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LE AVVENTURE DELLA VILLEGGIATURA 133


Giacinta. Ehi, chi è di là? Da sedere. (i servitori portano le sedie) (Perchè non venite avanti?) (a Guglielmo, piano)

Guglielmo. (Sono mortificato). (a Giacinta)

Giacinta. Le prego di accomodarsi, (siedono) Favorisca, signor Guglielmo, qui c’è una seggiola vuota. (vicino a lei1)

Guglielmo. (Quella non è per me, signora).

Giacinta. (E per chi dunque?)

Guglielmo. (Non tarderà a venire chi ha più ragion di me di occuparla).

Giacinta. (Se principiate a far delle scene, vi darò quella risposta che non ho avuto cuore di darvi).

Guglielmo. (Vi obbedirò, come comandate). (siede)

Costanza. (Che dite, eh? Anch’ella ha il mariage alla moda). (a Rosina)

Rosina. (Eh! sì, queste due signore illustrissime vanno a gara).

Giacinta. Che fa il signor Tognino? Sta bene?

Tognino. Servirla.

Giacinta. Che fa il signor padre?

Tognino. Servirla.

Giacinta. Non è andato in Maremma, mi pare?

Tognino. Servirla.

Giacinta. (Che sciocco!) (piano a Guglielmo)

Guglielmo. (Ma è fortunato in amore). (piano a Giacinta)

Costanza. Anch’ella, signora Giacinta, s’è fatto il mariage alla moda?

Giacinta. Eh! un abitino di poca spesa.

Costanza. Sì, è vero, è un cosettino di gusto. Mi piace almeno, ch’ella lo spaccia per quel che è; ma la signora Vittoria ne ha uno cento volte peggio di questo, e si dà ad intendere d’avere una cosa grande, un abito spaventoso.

Giacinta. Vogliono divertirsi? Vogliono fare una partita? Gioca all’ombre la signora Costanza?

Costanza. Oh! sì signora.

  1. Così nelle edd. Pasquali, Zatta ecc. La didascalia è incompleta, oppure le parole vicino a lei appartengono al dialogo.