Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1914, XIX.djvu/140

130 ATTO SECONDO


Filippo. Io non parlo con voi. Parlo col signor Ferdinando.

Sabina. Il signor Ferdinando non vuol giocare.

Ferdinando. (Non saprei dire delle due seccature, quale fosse la peggio).

Filippo. Volete giocare, o non volete giocare? (a Ferdinando)

Ferdinando. Con permissione. (s’alza)

Filippo. Dove andate?

Ferdinando. Con permissione. (corre via)

Sabina. Lasciatelo andare. Ha pigliato il reobarbaro.

Filippo. Mangia come un lupo, e poi gli si aggrava lo stomaco.

Sabina. Non è vero, è delicato, e ogni poco di più gli fa male.

Filippo. Dove ha preso il reobarbaro?

Sabina. Dallo speziale.

Filippo. Non è vero niente: appena è egli uscito di qui, sono io andato dallo speziale. Ho giocato a dama finora, e non c’è stato, e non ci può essere stato.

Sabina. Siete orbo, e non l’avrete veduto.

Filippo. Ci vedo meglio di voi.

Sabina. Il signor Ferdinando non è capace di dir bugie.

Filippo. Sapete, quando dice la verità? Quando dice per tutto il mondo, che voi siete una vecchia pazza. (parte)

Sabina. Bugiardo, vecchio catarroso, maligno! Lo so perchè lo dice, lo so perchè lo perseguita. Ma sì, gli voglio bene, e lo voglio sposare al dispetto di tutto il mondo. (parte)

SCENA VII.

Giacinta, poi Guglielmo.

Giacinta. Ah! Guglielmo vuol essere il mio precipizio. Non so dove salvarmi. Mi seguita dappertutto. Non mi lascia in pace un momento.

Guglielmo. Ma perchè mi fuggite, signora Giacinta?

Giacinta. Io non fuggo; bado a me, e vado per la mia strada.

Guglielmo. È vero, ed io sono sì temerario di seguitarvi. Un’altra, che non avesse la bontà che voi avete, mi avrebbe a quest’ora