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128 | ATTO SECONDO |
Sabina. Se il mio avesse la catena da uomo, ve lo presterei volentieri.
Ferdinando. Una catena d’acciaio si può trovar facilmente: a Montenero se ne trovano.
Sabina. Sì, si potrebbe trovare. Ma io poi avrei da restare senza il mio oriuolo?
Ferdinando. Che serve? Credete ch’io non lo sappia, che l’avete detto per ridere, per burlarmi? Andrò a Livorno...
Sabina. No, no, caro; ve l’ho detto di cuore. Tenete, gioia mia, tenete. Ma ve lo presto, sapete?
Ferdinando. Oh! ci s’intende. (Questo non lo ha1 più).
Sabina. Vedete, se vi voglio bene?
Ferdinando. Cara signora Sabina, siete certa di essere corrisposta.
Sabina. E se continuerete ad amarmi, avrete da me tutto quel che volete.
Ferdinando. Io non vi amo per interesse. Vi amo perchè lo meritate, perchè mi piacete; perchè siete adorabile.
Sabina. Anima mia, metti via quell’oriuolo, che te lo dono, (piangendo)
Ferdinando. (Oh! se potessi ridere! Riderei pur di cuore).
Sabina. Senti, figliuolo mio, io ho avuto diecimila scudi di dote. Col primo marito non ho avuto figliuoli. Sono miei, sono investiti, e ne posso disporre. Se mi vorrai sempre bene, io ho qualche anno più di te, e un giorno saranno tuoi.
Ferdinando. E non vi volete rimaritare?
Sabina. Briccone! per che cosa credi ch’io ti voglia bene? Pensi ch’io sia una fraschetta? Se non avessi intenzione di maritarmi, non farei con te quel ch’io faccio.
Ferdinando. Cara signora Sabina, questa sarebbe per me una fortuna grandissima.
Sabina. Gioia mia, basta che tu lo voglia. Quest’è una cosa che si fa presto.
Ferdinando. E avete diecimila scudi di dote?
Sabina. Sì, e in sei anni che sono vedova, ho accumulati anche i frutti.
Ferdinando. E ne potete disporre liberamente?
- ↑ Così l’ed. Zatta. Nel’ed. Pasquali è stampato per errore vià, forse in vece di rià.