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LE AVVENTURE DELLA VILLEGGIATURA | 127 |
Sabina. Datemi da sedere.
Ferdinando. Subito. Volentieri. (le porta una sedia)
Sabina. E voi, perchè non sedete? (siede)
Ferdinando. Sono stato a sedere finora.
Sabina. Sedete, vi dico.
Ferdinando. Me lo comanda?
Sabina. Sì, posso comandarvelo, e ve lo comando.
Ferdinando. Ed io deggio obbedire, e obbedisco, (va a prendere la sedia.)
Sabina. (Ma che figliuolo adorabile!)
Ferdinando. (Quanto ha da durare questa seccatura?) (porta la sedia)
Sabina. (Ma quanto ben che mi vuole!)
Ferdinando. Eccola obbedita. (siede)
Sabina. Accostatevi un poco.
Ferdinando. Sì, signora. (si accosta un poco)
Sabina. Via, accostatevi bene.
Ferdinando. Signora... ho preso il reobarbaro...
Sabina. Ah bricconcello! M’accosterò io. (s’accosta)
Ferdinando. (Che ti venga la rabbia).
Sabina. Caro figliuolo, governatevi, non disordinate. Ieri sera avete mangiato un poco troppo. Basta; questa mattina a tavola starete appresso di me. Vi voglio governar io; mangerete quello che vi darò io.
Ferdinando. Eh! da qui all’ora del pranzo vi è tempo. Può essere ch’io stia bene, e che mangi bene.
Sabina. No, gioia mia; voglio che vi regoliate.
Ferdinando. Che ora è presentemente?
Sabina. Ecco, diciassett’ore; osservate. Non avete anche voi l’oriuolo? (mostrando il suo)
Ferdinando. Ne aveva uno... non saprei.,. andava male; l’ho lasciato a Livorno.
Sabina. Perchè lasciarlo? Un galantuomo senza l’oriuolo, specialmente in campagna, fa cattiva figura.
Ferdinando. È vero, se sapessi come fare... Arrossisco di non averlo. Andrei quasi a posta a pigliarlo.