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LE AVVENTURE DELLA VILLEGGIATURA 125


Sabina. Che avete? Siete ammalata?

Giacinta. Mi duole un poco la testa.

Sabina. Io non so che razza di gioventù sia quella del giorno d’oggi. Non si sente altro che mali di stomaco, dolori di testa e convulsioni. Tutte hanno le convulsioni. Io non mi cambierei con una di voi altre, per tutto l’oro del mondo.

Giacinta. Dice bene la signora zia; ella ha un buonissimo temperamento.

Sabina. Mi diverto almeno, e non istò qui a piangere il morto, e non vengo in villeggiatura per annoiarmi. Mi dispiace che non ci sia Fernando; chiamatemi un servitore, che lo voglio mandar a cercare. (a Brigida)

Giacinta. Eh! via, signora zia, non vi fate scorgere, non vi rendete ridicola in questo modo.

Sabina. Che cosa intendereste di dire? Io mi fo scorgere? Io mi rendo ridicola? Non posso avere della stima, della parzialità per una persona? Non sono vedova? Non sono libera? Non sono padrona di me?

Giacinta. Sì, è verissimo. Ma nell’età in cui siete...

Sabina. Che età, che età? Non sono una giovinetta; ma sono ancor fresca donna, ed ho più spirito e più buona grazia di voi.

Giacinta. Io, se fossi in voi, mi vergognerei a dire di queste cose.

Sabina. Per che cosa ho da vergognarmi? A una donna libera, sia vedova o sia fanciulla, è permesso avere un amante. Ma due alla volta non è permesso. Credo che mi possiate capire.

Giacinta. Mi maraviglio, signora, che parliate in tal modo. Fate quel che vi piace. Io non entrerò più ne’ fatti vostri, e voi non v’impicciate ne’ miei. (parte)

SCENA III.

Sabina e Brigida.

Sabina. Fraschetta, insolente! Se non si sapessero i suoi segreti.

Brigida. Ma mi compatisca, signora, ella si regola male. Se conosce che vi sia qualche cosa, ella lo ha da impedire, o per lo meno ha da procurare che non si sappia. Non si tratta mica di bagattelle, si tratta di riputazione. Le parerebbe di aver fatta una